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venerdì 27 aprile 2012

INCONTRO CON L´AUTORE: SILVIA CECCHI.

INCONTRO CON L´AUTORE: SILVIA CECCHI.


La serie di incontri con gli autori, patrocinata dal comune di Cagli e organizzata dall´associazione culturale Contemporaneo, è proseguita domenica 22 aprile. Protagonista di questo incontro è stata Silvia Cecchi, magistrato di Pesaro. Silvia oltre a saggi giuridici, si è occupata anche di raccolte di poesie e testi narrativi, ed è diplomata in pianoforte.
Il suo "Giustizia relativa e pena assoluta" (ed. Liberilibri) è un saggio sulla giuridicità della pena carceraria. Il libro, visto l´argomento, ha suscitato ben presto polemiche nell´opinione pubblica che di cattivo occhio vede la possibilità di sostituire la pena detentiva con altre forme di retribuzione-punizione. Ma cosa ha spinto Silvia Cecchi ha scrivere questo libro? Fondamentalmente la necessità di questo saggio nasce da un disagio professionale che porta ad avere crisi di coscienza. La pena purtroppo non tiene presente della totalità della persona ed il reato va considerato anche nella sua modalità d´attuazione. Quando si parla di reati penali, alla gente viene subito alla mente l´omicidio, la rapina, lo stupro, il sequestro...ma non solo di questi reati si risponde penalmente. Rientrano in questa categoria anche i reati contro il patrimonio, reati d´opinione, reati fiscali o finanziari. Per questo la pena unica e indifferenziata della detenzione, di cui l´unica forma di graduazione consiste nella sua diversa durata, non è né etico e né morale. Alle volte la pena detentiva risulta sproporzionata se confrontata all´entità del reato commesso. L´ideologia totalitaria risulta errata proprio perché totalitaria. Non viene negata la necessità di prendere provvedimenti di fronte ai reati, ma ci si chiede se non ci sia una pena alternativa di "riabilitazione sociale". Tanto più che l´esperienza ha dimostrato che quasi sempre la prigione alimenta nel reo ancor più aspri sentimenti di rivalsa sulla società e lo educa al delitto, piuttosto che rieducarlo all´equilibrio sociale. La grande esclusa nel processo legale è la vittima del reato. Essa non viene mai nominata nella sentenza. La vittima però va conosciuta. Il suo trauma non si consuma in un momento ma dura un tempo non definibile. Il dolore non verrà mai cancellato, ma ci può essere una "ricompensa". Giustizia non verrà mai fatta poiché l´uomo può cercare di diminuire le sofferenze delle vittime, ma non riuscirà mai a cancellarle. Per questo il compito fondamentale della giustizia è quello di rendere la convivenza meno tragica possibile. L´inclusione della vittima nell´analisi del processo penale può far cambiare ottica e far sì che la pena data al reo sia responsabile ed impegnativa. Ma l´introduzione di questa forma di pena indifferenziata, quale è la pena detentiva, risulta non solo affittiva del corpo e dell´anima del detenuto, ma è devastante anche per i suoi familiari. Insomma, piuttosto che alleviare sofferenze, va anzi a crearne delle nuove. In diversi ordinamenti stranieri sono state già sperimentate sanzioni alternative alla detenzione e Silvia Cecchi ci pone di fronte questo dilemma di civiltà chiedendosi se andrebbe dunque ripensata anche nel nostro paese la possibilità di trovare alternative alla pena unica e indifferenziata del carcere.

Jen ^_^



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