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“E’ stato un incidente”
Il legale della famiglia Camborata non crede all’ipotesi del suicidio
Cagli Straziati dal dolore ma assolutamente convinti che il loro ragazzo, Fabio Camborata di 22 anni, non può assolutamente essersi tolto la vita. Per questo hanno dato incarico all’avvocato del foro di Pesaro Maria Antonietta Raimondi di verificare presso la procura di Urbino quali motivazioni e quali riscontri siano stati effettuati per chiudere senza ulteriori accertamenti (non è stata effettuata l’autopsia) una vicenda che ha sconvolto la vita alla famiglia di Fabio.
“Un racconto lucido quel lo della signora Maria Teresa e del marito Domenico - spiega il legale - sugli ultimi istanti del giovane che in realtà stava vivendo un periodo gioioso, pronto come era a fe steggiare i 18 anni della sua fidanzata con una crociera, a preparare la casa dove avrebbero vissuto. La sua grande passione era la caccia e per questo possedeva un fucile”. Probabilmente proprio la sua passione gli ha rubato la vita all’apice della giovinezza. “Secondo la ricostruzione dei genitori - spiega ancora l’avvocato Maria Antonietta Raimondi - Fabio, sabato pomeriggio, aveva trascorso alcune ore con gli amici. Prima di rientrare nella casa dei genitori si era fermato a fare la spesa perchè aveva in programma una cenetta nella nuova casa, insieme alla sua ragazza. Intorno alle 20 era tornato nell’abitazione dei genitori. Si era assicurato con il padre Domenico che il nuovo trapano (acquistato proprio per eseguire alcuni lavori nella nuova abitazione) fosse stato messo in carica e dunque fosse pronto per essere utilizzato il giorno successivo. Poi è entrato nella sua stanza e la mamma lo ha seguito tanto da osservare che Fabio aveva preso una scatola che teneva sopra l’armadio per trovare un cacciavite utile a sistemare qualcosa che non funzionava nel suo fucile. La madre ricorda perfettamente di averlo visto osservare se la punta dell’attrezzo fosse proprio quella che serviva per il lavoretto di manutenzione. La donna è uscita dalla stanza del figlio e un minuto dopo ha sentito riecheggiare lo sparo. E’ subito arrivato il marito che è entrato nella stanza. Domenico Camborata è un volontario della Croce Rossa: ha chiesto subito aiuto ma ha potuto osservare con occhio esperto la ferita mortale provocata dal colpo di fucile: il proiettile non ha colpito la gola ma la mascella evidenziando come le possibilità che si fosse trattato di un incidente fosse altissima”. Del resto sono state corali le testimonianze di amici, datore di lavoro, fidanzata e familiari. Fabio aveva solo progetti futuri e una grande gioia di vivere.
silvia sinibaldi,
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