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venerdì 26 marzo 2010

Il piano provinciale impallinato dai cacciatori

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Il piano provinciale impallinato dai cacciatori
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Il piano di contenimento elaborato dalla Provincia per evitare che alcuni animali, in particolare il cinghiale, si diffondano in modo irreparabile nelle campagne dell'entroterra, ha suscitato polemiche tra i cacciatori di Cagli e Acqualagna. Mauro Damiani, coordinatore e consigliere del Pdl di Acqualagna, si è confrontato più volte con coloro che si trovano a cacciare periodicamente nelle zone di Cagli e limitrofe, raccogliendo dure critiche nei confronti del nuovo piano provinciale. “Questo genere di interventi - afferma Damiani - sono lodevoli quando hanno la peculiarità di un vero provvedimento tecnico fondato su solide basi scientifiche. Il cinghiale viene numericamente ridotto con le braccate e fin qui non ci sarebbe nulla di strano, già lo si fa durante la stagione venatoria, però farlo in questo periodo è da veri incompetenti. In questa stagione infatti tutte le femmine stanno partorendo ed esse, non appena sentono avvicinarsi i cani, lasciano soli i loro piccoli. Queste femmine, che cadranno sotto i colpi della Provincia, non torneranno più dai loro figli, ed essi inevitabilmente moriranno di stenti”. Damiani, che parla a nome di molti cacciatori dell'entroterra, recentemente si è confrontato con il vice coordinatore nazionale dei giovani del Pdl, Mirco Carloni e con il senatore Franco Orsi. Tutti concordano nell'affermare che la fauna sia stata amministrata male. E' di qualche mese fa la notizia di una vera e propria invasione di cinghiali vicino ad una casa nei pressi del fiume Bosso, poco distante dal centro storico di Cagli. Una vera e propria emergenza che, secondo gli stessi cacciatori, potrebbe essere controllata con modalità diverse. “Si potrebbe aprire la caccia un mese prima e allungare i giorni di battuta da tre a quattro, in questo modo si consentirebbe ai cacciatori di abbattere più capi di cinghiale nel momento giusto”.

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