A Carnevale ogni scherzo... Vale!
Rifacendosi alla nota prescrizione dell’astenersi dal mangiar carne, è
per ‘carnem levare’, che vale carne Carnevale. A cui si aggiunge quel
‘semel in anno licet insanire’ che consente di far pazzie soltanto una
volta all’anno. Come, ad esempio, il vestirsi di ambiguità e
trasgressione, travestendosi l’uomo da donna e la donna da uomo. A
proposito, la parola Carnevale contiene ben sedici nomi di donna: Vera e
Verena; Lea, Lena, Alena ed Elena; Eva, Ave e Ava; Clara e Carla;
quindi le latine Rea (Rea Silvia) e Venera (da cui santa Veneranda) e la
greca Era (moglie di Zeus); infine l’inglese Lana e la tedesca Ela di
cui alla diva Lana Turner e all’attrice Ela Weber.
Contiene 4 vocali Carnevale ma qualitativamente soltanto due perché
‘a’ ed ‘e’ si duplicano. Diversamente, nella frase: ‘Orecchiuta,
pennacchiuta e dai gesti funamboleschi, è maschera che denota
sbruffonaggine’, nelle parole orecchiuta, pennacchiuta, funamboleschi e
sbruffonaggine le vocali ci sono proprio tutte. A riposizionarle invece
le vocali, ma anche le consonanti, e cioè ad anagrammare, se da
’maschera’ s’ottiene ‘marchesa’, con forte rimando al Carnevale per
antonomasia, quello di Venezia, da ‘coriandoli’ si ricavano le cinque
espressioni ‘cordiali no’, ‘indica loro’, ‘lo ridicano’, ‘lo condirai’ e
‘No, ridicola!’.
Alla domanda ‘Che differenza passa tra il Carnevale e la paura’ deve
rispondersi: nessuna, perché se la paura fa novanta, il Carnevale...
Fano vanta. E proprio tra i carri che sfilano lì che è capitato di
vedere il pupo di Valentino Rossi (nella foto). Peccato che per
l’occasione se ne sia contestualmente persa una ghiotta. Scriverci
sotto: a Carnevale ogni scherzo... Vale.
Leone Pantaleoni
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lunedì 11 febbraio 2013
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