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lunedì 21 dicembre 2009

Morì in carcere Serata di solidarietà con il giovane figlio

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Morì in carcere Serata di solidarietà con il giovane figlio


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Cagli Il freddo e la neve non hanno fermato l'entusiasmo dei tanti ragazzi che, sabato sera a Pianello di Cagli, si sono stretti intorno al giovane Rudra Bianzino con un concerto benefico. Una serata all'insegna del divertimento con la musica dei Gatonegro, la band di Pianello che dopo il successo del primo cd, continua ad affascinare un pubblico sempre più vasto di persone.

Caldarroste, vin brulè, ma anche momenti di riflessione per dare un sostegno concreto al giovane Rudra, rimasto orfano di padre e di madre. Il padre, Aldo Bianzino, fu arrestato insieme alla compagna Roberta Radici il 14 ottobre 2007, per coltivazione di marijuana ad uso personale. Il giorno seguente all'arresto, dopo una notte passata in isolamento nel carcere Capanne di Perugia, i dottori non hanno potuto far altro che costatarne il decesso. Solo dopo quello che è accaduto a Stefano Cucchi l'attenzione dei media è tornata a farsi presente anche su Aldo.

Una storia agghiacciante, raccontata da Rudra davanti alle telecamere di Annozero e ricordata dalle Iene e da Beppe Grillo. Anche la Pro loco di Pianello ha voluto dare il suo contributo devolvendo il ricavato della serata a Rudra e, insieme alla piccola frazione, si sono stretti intorno al ragazzo anche la Provincia di Pesaro e Urbino, i comuni di Cagli, Cantiano e Pietralunga (in provincia di Perugia) e le Comunità Montane del Catria e del Nerone e dell'Alto Tevere Umbro. Un grande momento di solidarietà che ha visto la partecipazione del presidente della Provincia di Pesaro e Urbino, Matteo Ricci, il sindaco di Cagli, Patrizio Catena, il presidente della Comunità Montana del Catria e del Nerone, Gino Traversini, il consigliere provinciale Domenico Papi. C’era soprattutto il giovane Rudra che, commosso, ha affermato: “Ringrazio tutti coloro che si sono adoperati per la riuscita della festa, è bello sapere che ci sono persone buone a questo mondo. Tre giorni fa è stato archiviato il caso di mio padre ma io non mi arrendo e continuerò ad andare avanti per scoprire la verità. Tante persone ora conoscono la storia di mio padre e la giustizia farà il suo corso”.

IRENE OTTAVIANI

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