Visto che Cupido è composto dalle medesime lettere di pudico cambiate di posto, che egli sia dio casto e innocente non ne ha dubbio da sempre l'enigmista. Analogamente, se il greco Eros è ... rose, il suo omologo romano Amore ... è Roma.
Ma San Valentino è festa d'innamorati, appunto, e non d'anagrammi. E di quelli cotti, per giunta; ed anzi cotti cotti, perché rosolati a puntino da ambo le parti. Gl'innamorati dalle "cioccolatose" frasi in carta oleata del tipo "bacio, apostrofo rosa fra le parole t'amo"; nonché dai sincopati nomignoli del genere "Cindy88" e dai barocchi vezzeggiativi, ora in prosa semplice (Orsacchiottino Pelosino Morbidino), ed ora musicata (Trottolino amoroso dududù dadadà). La scrittrice Margaret Fuller ha scritto: "Fu il tuo bacio, amore, a rendermi immortale". Ma per il cultore edipico è fin troppo facile immaginare come un galeotto scarto di consonante potrebbe gettar dalle stelle alle stalle tanta aulica frase ("Fu il tuo bacio, amore, a rendermi immorale"). A Lui che ripete incalzando "Ogni volta che il tuo sguardo s'incontra col mio, non resisto; ogni volta che sorridi, non resisto; ogni volta che ti bacio, non resisto", vien fantozzianamente da domandarsi se lei non sia una Signorina Silvani strabica, sdentata e assai poco amica del dentifricio; a lui e lei che si dicono "Cupìdo ha messo i nostri cuori a cuocere nel fuoco ardente" vien da obiettare: "Che gusti! Ma davvero mamma Venere non poteva lasciare al suo Amorino qualcos’altro da mettere sotto i denti?". E se il gusto è un senso, viene allora il doppio senso, come nel caso di "Quanto mi manchi, amore!", dove lei non è ragazza come tante, bensì quella bersaglio del lanciatore di coltelli. Va da sé che il seguito: "E per fortuna che mi manchi!", si rivela un sottinteso addirittura assordante. Anche nella variante di "Vorrei gridare al mondo il mio amore per te!" va spiegato che si tratta di tipa bizzarra andata a innamorarsi d'un lercio barbone (mondo per pulito). Dall'uomo alla bestia, anzi, alla bestiola, giocando su una “o” chiusa invece che aperta, "Una rosa per te, amore!" potrebbe dirlo la topina che offre al topino non il fiore di maggio ma una forma già morsicchiata formaggio.
Leone Pantaleoni
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