CULTURA ITALIANA NEL MONDO - ITALIA 2011 - DALL'ITALIA AGLI USA E RITORNO LA SFACCETTATA PRODUZIONE ARTISTICA DI MIRKO BASALDELLA
Al dolore ancora così  vivo dei parenti e dei compagni di lotta politica delle vittime  dell’eccidio, Mirko sa infondere l’energia immortale di uno straziante e  altissimo urlo cristallizzato nell’arte. 
  Noto  soprattutto quale scultore Mirko Basaldella è stato un artista ben più  complesso e questa sua più ampia vena di disegnatore e pittore da  qualche anno è emersa affrancandosi dalla maggiore fama della sua opera  plastica, conferendo alla sua attività un più completo e sfaccettato  ruolo artistico. 
La vasta esposizione cagliese (dopo la  tappa romana al Casino dei Principi di Villa Torlonia lo scorso marzo  che era invece composta da una stringata selezione di 120 opere) è tesa a  ben rappresentare in tutta la sua complessità un artista, fra le figure  simboliche della cultura italiana nel mondo, come Mirko che sempre  spinge la sua ricerca plastica e pittorica instancabilmente verso  molteplici direzioni. Un artista che peraltro fin dalle esperienze  giovanili manifesta un deciso interesse per l’arte orafa alla quale è  stato dedicato non a caso un giusto spazio in un'ampia ed articolata  mostra di 260 opere, a Cagli a Palazzo Berardi Mochi-Zamperoli dal 25  settembre 2011 all'8 gennaio 2012, dal titolo "MIRKO. NEL TEMPO E NEL  MITO".
In questa retrospettiva di Cagli (provincia di Pesaro Urbino), è stato evidenziato il fecondo sodalizio con Corrado Cagli (1910-1975): un legame che solo in certi momenti sembra far trasparire un’eco dell’influsso di Cagli su Mirko che, peraltro, sono legati dalla stessa costante curiosità necessariamente onnivora verso nuovi linguaggi e tecniche da sperimentare senza però dimenticare la grande tradizione.
Anche quando si muove in aula ingenti memoriae non fa mai un'operazione di tipo archeologico poiché egli agisce nel tempo ritrovato, per "premunire il futuro" scriveva Vigorelli a proposito di Corrado Cagli. Concetto che trova piena rispondenza anche per l’instancabile spirito indagatore di Mirko.
Mirko si è mosso entro differenti e articolati  orizzonti sempre coerente alle sue idee sulla teoria e specializzazioni  dell’arte e sulla poetica alla quale (attingendo direbbe Mirko “a motivi  più profondi e remoti, mossi da impulsi dell’essere primordiale  inconscio”) è riservato il compito sostanziale di far vibrare  artisticamente le creazioni degli uomini, di farle entrare nell’eterno  olimpo dell’arte.
A ridosso del centenario della nascita  dell’artista, avvenuta il 28 settembre del 1910 ad Udine, alla mostra  “Mirko. Nel tempo e nel mito” -a Cagli dal 24 settembre 2011 al 08  gennaio  2012 a Palazzo Berardi Mochi Zamperoli dopo la tappa romana– è  assegnato il compito di celebrare questo importante anniversario  offrendo al pubblico la visione della notevole ricchezza di quasi 300  opere: sculture, dipinti, disegni e arte orafa.
L’esposizione,  posta sotto il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività  Cultruali, è curata da Arnaldo Romani Brizzi e Alberto Mazzacchera, ed è  promossa dall’Assessorato Beni e Attività Culturali del Comune di Cagli  in sinergia con il Comune di Roma la Regione Marche, la Provincia di  Pesaro e Urbino e l’Archivio Cagli in Roma. Prestiti fondamentali delle  opere sono concessi dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma  (Edipo, del 1940, e la Chimera, dello stesso anno) e da enti e  prestigiose collezioni private. La mostra, inoltre, documenta con alcune  piccole sculture l’intensa attività didattica condotta da Mirko alla  Harvard University, Cambridge (Massachusetts, USA) per dodici anni, dal  1957 all’anno della morte, il 1969.
Mirko si forma a  Venezia, all'Accademia di Belle Arti di Firenze e alla Scuola di Arti  Applicate di Monza, sotto la guida di Arturo Martini. Espone per la  prima volta a Udine nel 1928, insieme con i due fratelli Afro e Dino, e  nel 1934 si trasferisce a Roma avvicinandosi a Corrado Cagli e agli  artisti e letterati della galleria della Cometa, luogo in cui tiene la  prima esposizione personale nel 1936. 
La collaborazione con Corrado Cagli, e il contatto con gli artisti della Scuola Romana, è certo un passaggio fondamentale per il percorso artistico di Mirko che negli anni romani subisce una straordinaria rilevante accelerazione.
Nelle  prime sculture in bronzo, la sua tecnica già matura unisce la ricca  vena fantastica alla trascrizione del mito alla luce del presente,  assecondando le nuove tendenze di ambiente romano. Nella seconda metà  degli anni ‘30 espone alla III Quadriennale il David (1937-38) bronzo in  cui l'espressionismo degli esordi matura in maggiore eleganza e  compiutezza formale. Ora sul finire degli anni Trenta il dinamismo  plastico tende a placarsi a favore della ricerca di nuove eleganze  formali desunte dalla scultura toscana.
Il percorso  espositivo pone in particolare evidenza il rigore civile ed etico della  creazione artistica di Mirko, pur con l’inevitabile assenza in mostra  della sua opera più nota e celebrata: i tre cancelli in bronzo  realizzati a Roma per il Mausoleo delle Fosse Ardeatine, che ovviamente  possono essere presentati solo tramite suggestivi bozzetti o  documentazione fotografica. Questo lavoro, realizzato tra il 1949 e il  1951, ha contribuito notevolmente all’evoluzione della tecnica  dell’artista indirizzandolo verso l’uso di strutture e materiali non  tradizionali, quali il cemento, il metallo e le materie plastiche. Una  ricerca e una scelta di nuovi materiali, anche poveri o poverissimi, per  soluzioni di concettualità più elaborata. 
Artista  curioso e determinato ad affrontare le sfide innovative della tecnica  scultorea e pittorica, Mirko è  stato capace di sperimentalismi e di  «ribellioni» alle linee e alle imposizioni dettate dalle teorie del  momento. Sempre aperto alle evoluzioni artistiche, la sua opera è stata  sensibile a suggestioni cubiste o post-cubiste (1946-47) - con la  realizzazione di pitture e sculture policrome e polimateriche - alla  cultura orientale e alle arti etniche, con la produzione, nel periodo  tra il 1953 e il 1960 della serie delle Chimere e l’uso di lamine di  rame e di ottone. Si potranno osservare, in questa sede, Oratore e  Guerriero, entrambe del 1958.
La ricerca incessante lo porta ad aprirsi con esiti significativi alle suggestioni totemiche. Attinge così all’immaginario collettivo per rappresentare nuovi idoli, maschere, stregoni e per interpretare emozioni e incubi.
Nonostante la  sua costante ricerca innovativa, Mirko Basaldella è stato tuttavia  fedele nel tempo alla figurazione rigorosa degli anni della sua  giovinezza, costanza evidenziata in mostra da un dipinto importante e  poco conosciuto La vita nei campi – Transumanza, del 1967, opera che  preannuncia, con venti anni di anticipo, future sperimentazioni, da  parte di artisti di generazioni successive. A tal proposito vanno citate  due importanti opere pittoriche, quali Danza di Arlecchino, del 1958, e  Genesi, del 1967.
Tra il 1948 e il 1952 espone in numerose mostre personali a New York, Roma, Milano e nel 1957 è nominato direttore del Desing Workshop alla Harvard University in Massachusetts, dove crea sculture monumentali per collezioni pubbliche e private. Dal 1957 ed il 1969 insegna e lavora negli USA alternando soggiorni estivi a Roma e Forte dei Marmi. Scompare il 24 settembre del 1969 a Cambridge, Massachusetts.(19/09/2011 - ITL/ITNET)



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