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venerdì 30 settembre 2011

Fotovoltaico, un esposto alla Soprintendenza

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Fotovoltaico, un esposto alla Soprintendenza
Impianto di Sant'Angelo in Maiano, il centrodestra accusa il Comune: deturpa il territorio e danneggia le attività ricettive
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Cagli L'alleanza di centrodestra dice no all' impianto fotovoltaico di Sant'Angelo in Maiano. Secondo Gambioli (Pri), Carloni e Briscolini (Lega) e Reali (Pdl), il via libera dato la scorsa settimana dal Comune alla realizzazione di un mega impianto fotovoltaico compromette il paesaggio che si trova alle pendici del monte Catria e, di conseguenza, anche le strutture ricettive della zona. Ci siamo incontrati con i rappresentanti delle associazioni di volontariato di Acquaviva e alcuni operatori turistici che hanno investito nella zona nel settore degli agriturismi e bad & breakfast per discutere le problematiche delle nuove fonti di energia rinnovabile. Non siamo pregiudizialmente contro lo sfruttamento delle rinnovabili, ma pensare di stravolgere il nostro paesaggio con impianti di grossa potenza è incomprensibile. L’impianto previsto sulla Piana di Maiano sarebbe addirittura uno tra i più grossi delle Marche e trasformerebbe il bellissimo paesaggio, ricco dal punto di vista storico-naturalistico, in una zona industriale, affossando l’economia locale che in questi anni è cresciuta e si è specializzata proprio valorizzando le bellezze naturali e la storia locale. Questa zona di pregio naturalistico ha grande valore anche dal punto di vista storico- archeologico. Sia nel secolo scorso che di recente, sono stati rinvenuti diversi siti archeologici dell’età del bronzo, del ferro e dell’epoca romana. Nel 2009 la Soprintendenza Archeologica ha effettuato uno scavo in località Pian della Torre, dove è stato individuato uno stanziamento dell’età del ferro ancora in fase di studio, e diversi altri siti archeologici sono stati individuati e segnalati dall’Archeoclub di Cagli. Per questo motivo il centrodestra, insieme ai rappresentanti delle associazioni di Acquaviva, ha deciso di presentare un esposto alla Soprintendenza Archeologica delle Marche. Da quanto è emerso dalla documentazione – conclude l'alleanza - sembra che questa Soprintendenza, guarda caso, sia l’unica a non essere a conoscenza del progetto.

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