“Il pozzo serve per le emergenze”
Catena e Panico: tutto sotto controllo. Poi ammettono che mancano interventi
Cagli “Il pozzo del fiume Burano rappresenta una  risorsa da utilizzare per fronteggiare le emergenze idriche che in via  eccezionale possono presentarsi nel corso degli anni”. 
Il  sindaco di Cagli Patrizio Catena, il sindaco di Cantiano Martino  Panico, il presidente della comunità montana Massimo Ciabocchi, il  consigliere regionale Gino Traversini e il consigliere provinciale  Domenico Papi sono uniti nel ribadire il ruolo del pozzo del Burano, da  qualche giorno al centro dell'attenzione politica, nel tentativo di  sedare le tensioni che serpeggiano tra la popolazione, ma anche le  accuse di opposizione e ambientalisti che ritengono i prelievi  responsabili della distruzione dell’habitat. 
“Sicurezza e  garanzia – continuano i cinque amministratori - sono rappresentate  dall’essere qui il punto di prelievo di acqua della protezione civile  provinciale. Questo è quello che a suo tempo chiedemmo con forza, tanto  che la stessa Regione, con apposita legge, ne ha certificato e garantito  la sua finalità ed uso, dando sicurezza al territorio ed a gran parte  della provincia. Ma tutto questo deve essere accompagnato da una seria e  puntuale programmazione che preveda la realizzazione di alcuni  fondamentali punti”. La ripulitura degli invasi e realizzazione di  nuovi, una riflessione sul tipo di colture impiegate lungo il fiume che  arriva a Fano, un programma di interventi sulla rete idrica che riduca  le perdite, la consapevolezza che non è possibile fornire “acqua  potabile” ad attività produttive e di altro genere. Ma anche “la  consapevolezza – come si legge dai punti programmatici degli  amministratori - che nei momenti di particolare e grave siccità, tutti  dalle aree interne più montane, fino alle città del mare, devono attuare  provvedimenti volti al risparmio e razionalizzazione dell’uso  dell’acqua senza peraltro compromettere la qualità della vita dei nostri  concittadini”. 
Occorre tuttavia valutare e studiare le conseguenze ambientali che questi prelievi d'acqua dal pozzo del Burano possono causare sulla portata dei nostri fiumi e nelle sorgenti sparse e ancora usate dai nostri allevatori nei nostri monti, ed è questa la preoccupazione più grande dei cittadini. “L’acqua è un bene comune prezioso – conclude il documento - che va garantito in tutti per quantità e qualità. Ma è anche l’elemento fondamentale della vita, nell’armonia di una natura che dobbiamo sentire amica, speranza per i nostri territori,per i nostri concittadini e sicurezza per un futuro ancora da vivere qui per i nostri figli e le generazioni future”.
Irene Ottaviani,                                                                                                                                                                                           
Sul fiume Burano le vane promesse di Palmiro Ucchielli
Tonino Matteacci, resposabile del circolo Sel Cento Passi scrive: dal primo settembre vengono captati 160 litri al secondo dal Burano. Conti alla mano: 15 giorni con gli attuali prelievi equivalgono a 4 giorni di consumi idrici di 200 mila abitanti. Questo in un anno meteorologicamente regolare. La verità è che non si esegue lo sfangamento degli invasi del Furlo, di S.Lazzaro e di Tavernelle, interrati per oltre la metà. Enel e Regione perché non si muovono? Ucchielli nel 2007 aveva promesso la revisione delle opere di presa per uso potabile e delle reti di distribuzione, il ripristino degli invasi e la creazione di nuovi, ricircolo fontane, utilizzo acque reflue e razionalizzazione delle concessioni e delle utenze esistenti: non ha fatto nulla”.




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