Fotovoltaico, decreti e regole non rispettate
                      Il comitato: proliferazione d’impianti
Cagli “Nell’ultimo periodo - scrivono gli aderenti al comitato contro il  fotovoltaico a terra - di Cagli si assiste impotenti alla  proliferazione di impianti fotovoltaici su suolo agricolo sia per  effetto degli incentivi statali sia per la bassa redditività dell’uso  agricolo delle aree, sia per la manovra speculativa di quanti ruotano  intorno a questo business. La speculazione è riuscita ad aggirare le  norme sulla salvaguardia del paesaggio con il risultato che le Marche  hanno permesso la localizzazione di pannelli fotovoltaici in spregio a  ogni vincolo monumentale, paesaggistico, storico-culturale. Tutto ciò in  contrasto con l’art. 9 della Costituzione in cui si dice che la  Repubblica “tutela il paesaggio e il patrimonio artistico della Nazione”  e con l’art. 12 del D.L. 387/2003 che subordina la costruzione di  impianti fotovoltaici alla tutela dell’ambiente, del paesaggio e del  patrimonio storico-artistico. A ciò va aggiunto che gli impianti  realizzati in zone agricole da società o soggetti che non svolgono  attività agricole violano la L. R. Marche 1990 n. 13 in base alla quale  “le zone agricole sono destinate esclusivamente all’esercizio delle  attività dirette alla coltivazione dei fondi, alla silvicoltura,  all’allevamento del bestiame e ad altre attività produttive connesse,  compreso l’agriturismo. Urge quindi un provvedimento per la  regolamentazione degli impianti fotovoltaici a livello locale, onde  ottenere il giusto equilibrio tra utilizzo della fonte solare  fotovoltaica e tutela del paesaggio, e che incentivi l’installazione di  tali impianti su tetti di capannoni industriali e artigianali, in aree  degradate”.
  
 
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