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sabato 8 giugno 2013

L’occhio di Tarsi, nel primo corto della Pioletta

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L’occhio di Tarsi, nel primo corto della Pioletta


Cagli – Sarà proiettato ad agosto, durante Cagli in Veglia. Per sapere come sarà, è ancora presto, ma l’energia che gira attorno al primo cortometraggio della compagnia La Pioletta fa ben sperare. Un lavoro che è la conclusione di un laboratorio di teatro, ma che amatoriale non lo è quasi per niente.


Perché dietro la macchina da presa c’è Giacomo Tarsi e perché, ad aiutarlo, sono arrivati un po’ di colleghi da Tolentino e un’attrice (la protagonista Maddalena Ponza) da Milano.


Quella che ha portato a realizzare Ci sentiamo domani (il titolo è provvisorio), è la seconda parte di un laboratorio (nella prima si è lavorato per due mesi sulla stessa scena) possibile grazie a uno sforzo anche economico importante della compagnia cagliese La Pioletta.


Una manciata gli attori, ma una quarantina le persone che hanno partecipato in vario modo alle riprese di una storia che si svolge ad agosto e che doveva essere girata nell’ultima, fredda, grigia e piovosa settimana di maggio. “È difficile fingere che è caldo quando senti freddo” spiegano gli attori, che tra maniche corte, abitini di cotone e felpe da indossare al volo, hanno trascorso due giorni intensi tra pincio e altre sei location di Cagli.


Arrivati al temine di tre settimane di preparativi, partiti con un racconto da trasformare in soggetto. La storia di Agnese Anniballi era lì dal 2006 ed è diventata soggetto con l’aiuto di Claudia Urbinati.


“L’approccio con la sceneggiatura è diverso da quello col testo teatrale – spiegano -. Anche la recitazione è diversa: la mimica, il tono della voce,… tutto da imparare. È stata un’esperienza faticosa, ma molto appassionante. Adesso resta la curiosità: non sappiamo cosa aspettarci dal montaggio”.


Tre nipoti, una vecchia zia e la badante che le cambierà la giornata di Ferragosto sono i protagonisti di una storia che racconta un viaggio nella solitudine: in quella di chi sente solo e non lo è e in quella di chi scopre un vuoto mentre è circondato di persone ma in rapporti sterili. Con la convinzione che tutti sono un po’ soli ed è quella vena di follia buona a fare compagnia.


“Frequento da anni le badanti per via dei miei genitori – confida Agnese -. Quel ruolo l’ho interpretato parlando il ‘lidiano’, un dialetto che parliamo in due, io e la badante alla quale mi sono ispirata, che non lavora più per noi, ma con la quale c’è un rapporto affettivo e che frequento ancora”.


Dopo averlo visto nascere come attore, La Pioletta è con Giacomo anche nella sua prima, vera, prova da regista: “ho fatto altre cose – spiega – ma qui era diverso. Ho visto parti di Cagli con un occhio nuovo: è stato bello”.


“Se era agitato, lo ha nascosto bene. Giacomo è tanto professionista da metterti in soggezione, ma anche a tuo agio - raccontano gli attori che in Giacomo non vedono più quel ragazzino per le prime volte sul palco -. È un professionista che si sa far apprezzare: in quei giorni per noi durissimi, ha ostentato calma e sicurezza".

Foto Debora Marini






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