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venerdì 29 ottobre 2010

Una strategia globale per i danni dei cinghiali

clipped from www.google.it
Una strategia globale per i danni dei cinghiali
Patto d’azione di Coldiretti e Comuni
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Cagli Risarcimento totale e immediato dei danni subiti e contenimento degli animali selvatici, poiché non è possibile che su un territorio montano dove dovrebbero esserci al massimo tre cinghiali per ettaro ne troviamo oggi un centinaio. Sono le proposte della Coldiretti Pesaro Urbino sottoscritte oggi dai sindaci dei Comuni della provincia pesarese presenti all’incontro promosso dalla Provincia, per trovare soluzioni al problema degli attacchi di cinghiali e lupi.

“I terreni agricoli di questa provincia sono diventati una Disneyland per animali selvatici, cacciatori e commercianti di carne di cinghiale in nero mentre gli imprenditori agricoli sono costretti a chiudere i battenti – ha esordito il presidente di Coldiretti Pesaro Urbino, Tommaso Di Sante –. Questo incontro è il nostro ultimo tentativo di coinvolgere una politica che è solidale a parole ma non nei fatti”. “Una politica che sta dimostrando tutta la sua debolezza, e non ci si venga a raccontare che il problema sono i tagli, visto che all’anno i danni all’agricoltura da selvatici costano oltre due milioni di euro – ha sottolineato Gianalberto Luzi, presidente di Coldiretti Marche -. E’ ora di affrontare il problema della gestione delle aree protette e di modificare concretamente la legge sulla caccia, non certo di emanare propri calendari venatori, come fatto dalla Provincia di Pesaro, che non risolvono il problema di una presenza di cinghiali che è superiore di trenta volte al massimo stabilito”.

All’iniziativa hanno preso parte una quindicina di sindaci del territorio, assieme ad altri esponenti del mondo istituzionale, tra cui il presidente della Provincia, Matteo Ricci, il quale ha riconosciuto la gravità del problema, chiedendo anch’egli una modifica legge regionale per garantire un indennizzo reale del danno subito. I sindaci dei comuni dell’interno, da Apecchio a Cagli, da Mercatello a Urbania, hanno denunciato come i problemi causati oggi all’agricoltura si riflettano su tutto l’indotto, con conseguenze per l’economia delle proprie zone, mentre l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Pesaro, Gerardo Corraducci, ha avanzato la proposta di promuovere forme di assicurazione agevolata coinvolgendo i Consorzi di difesa.

"DALL'ALTRA PARTE"
Lunedì 1 novembre ha inizio la caccia al cinghiale, data destinata a cambiare, in peggio, la vita di molti “normali” cittadini: chi vive in campagna o in montagna, chi va a fare escursionismo o solo una passeggiata all’aria aperta, chi va in bicicletta, chi va a funghi, a tartufi, chi va a arrampicare e persino chi fa altro tipo di caccia, col proprio cane, per tradizione, e magari non spara neanche un colpo.

 
La caccia al cinghiale in braccata terrà in scacco i territori di mezza provincia per 3 lunghissimi mesi: diverse centinaia di persone armate di carabine potentissime saranno appostate ai quattro angoli delle vallate aspettando che i cani facciano correre verso di loro i cinghiali. Le carabine possono uccidere una persona a due chilometri di distanza: la maggior parte delle persone che ogni anno muore in Italia (mediamente 35-40) per la caccia sono il frutto di incidenti che avvengono proprio nella caccia al cinghiale.

Nella provincia di Pesaro e Urbino è già successo e si è trattato sempre di cacciatori, ma più volte è stata sfiorata anche la morte di persone comuni del tutto estranee a questo truce divertimento: solo negli ultimi anni a Isola del Piano un pallettone ha sfondato un’auto parcheggiata in paese e a San Lazzaro di Fossombrone un altro pallettone è entrato in una casa conficcandosi nel soffitto.

E’ stato chiesto al Presidente Ricci di prevedere nella pianificazione di questa attività una più ampia fascia di rispetto (almeno un km in linea d’aria) dai paesi, dalle case abitate e dai luoghi dove si svolge attività ludica o didattica, ma a quanto pare com’è triste tradizione, bisogna probabilmente aspettare la tragedia.

Non si vuole con ciò mettere in dubbio la necessità di controllare la popolazione di questo ungulato, consci del fatto che i danni che produce all’agricoltura sono notevoli: da questo punto di vista occorre tuttavia ricordare che i cacciatori di cinghiale hanno tutto l’interesse che il cinghiale ci sia e che sia numeroso.

Non sono quindi i cacciatori la soluzione del problema, avendo per altro loro stessi introdotto questa razza così prolifica e di così grosse dimensioni: la decisione di mantenere il sistema delle zone assegnate sempre alle stesse squadre mette queste ultime nella possibilità di compiere nuove illegali introduzioni (e di alimentarle come fosse un allevamento) nel caso in cui volessero aumentare il numero di capi da cacciare e uccidere.

Ci sono inoltre da rispettare habitat delicati, dove la braccata pone a rischio specie di interesse conservazionistico: in quei settori che sono più che altro montani e privi di coltivazioni agricole dovrebbe essere consentita solo la forma di caccia individuale o in girata.

Invece, al posto di nuovi urgenti limiti, il Presidente Ricci pare percorrere ancora una volta le orme del suo predecessore e ai cinghialai ha fatto un bel regalo: anche se il calendario venatorio riporta come giorni di caccia al cinghiale il mercoledì, il sabato e la domenica, il giorno di apertura è in via straordinaria il lunedì, in modo da coincidere con il giorno di festa. Grazie tante.

dall'associazione 'Lupus in Fabula'

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