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S. Stefano, un tesoro lasciato all’incuria
Una storia millenaria da salvaguardare
Cagli La chiesa di Santo Stefano lungo la strada che porta sul Monte Catria, una antica chiesa di campagna a cui gli abitanti di Acquaviva erano molto devoti, sta andando in rovina. Si trova su una strada frequentata da turisti ed amanti della montagna e a nessuno è sfuggito l’incredibile stato di abbandono. Dal libro de La Diocesi di Cagli del sacerdote Gottardo Buroni della deputazione di Storia Patria per le Marche, si evince che la chiesa apparteneva alla Pieve di S.Stefano d'Acquaviva de Figarola, dedicata al promartire S. Stefano situata su di una deliziosa collina alle foci dell'Appennino del monte Catria (1200). La storia attraverso il Libro dei Decreti del 1503 (Federico Berardi), 1612 (Giambattista Albetini), ed altri fino a giungere al 1930 con Camillo Arrighini, che dedicò l'altare maggiore a S. Stefano è ricostruita nel dettaglio. Altre notizie si ebbero dalle note dei cardinali Giuseppe e Pietro Palazzini che annotarono particolari di questa Pieve, nella località che prese il nome dell'antica famiglia dei Conti Acquaviva, che avevano il loro castello sul monte omonimo e che non piccola parte ebbero nella storia della città di Cagli. Questa Pieve ebbe rapporti con il Monastero di Fonte Avellana tutte le terre passarono ai monaci, compreso Cerreto di Monte Petrano e nel 1190 lo stesso Berardo signore di Acquaviva dava se stesso ed i suoi castelli al Comune di Cagli. Nel frattempo la chiesa venne dedicata alla Madonna del Rosario e fu eretta a Parrocchia, in frazione Grumale di Acquaviva .
Giovanni Bartoli,
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