Lettera a Claudio Del Monaco. di Marco Moscardi
Caro Claudio, quante bugie... Ho ancora nella mente poco più di un anno fa l’ultima volta che ci siamo visti nel mio Studio io, te e Daniela...
Quando ti scrivo questa mia lettera stai lottando per cercare di vivere in quel letto di ospedale a Treviso.
Quanto fango e quante bugie si stanno dicendo in queste ore su di te. Certo correre dietro ai sogni senza senso, fuori da ogni realtà, della tua ultima avventura amorosa ti ha portato fuori strada e speriamo non ti risulti fatale.
Ma passare una fase difficile non significa essere stato sempre ai margini della società.
Vorrei per questo e per testimoniare quanto di buono hai fatto in questi ultimi anni, ripercorre con te questi ultimi 15 anni vissuti fianco a fianco per fissare bene nella memoria quello che abbiamo fatto assieme.
Sei sbarcato a Cagli, nella mia Città, in qualità di docente della locale Accademia Lirica Internazionale fondata da me, da tuo zio Alberto, dal Maestro Melani e dall’ex Presidente della Accademia di Osimo Mencaccini. Una Accademia che aveva a quel tempo raggiunto altissimi livelli. Docenti come il M° Bavai, studenti da tutto il mondo che frequentavano corsi stabili di tecnica vocale, arte scenica, bel canto e regia in una cornice storica di grande prestigio, calcando inoltre il palcoscenico del Teatro di Cagli dove tuo padre debuttò nel 1939 in Cavalleria Rusticana.
Anni di grande spinta e fervore artistico.
Istituiamo la Fondazione Mario Del Monaco con tuo zio Alberto e con alcuni amici di Roma, inauguriamo Teatri, organizziamo concerti, riceviamo patrocini ministeriali. Nel frattempo la chiamata dai tuoi amici di Belgrado che ti invitano a ritornare. Siamo a Natale del 2000 in casa mia quando arriva la chiamata. Il 12 gennaio del 2001 io e te partiamo per Belgrado, i soli due italiani su quell’aereo da Roma con soli 10 passeggeri a bordo.
Il mio amore per la Jugoslavia, per quello che aveva rappresentato nel panorama mondiale, mi aveva portato negli anni ‘80 un po’ in tutte le città poi trovatesi divise in Croazia, Slovenia, Macedonia, Montenegro, ma mai ero stato a Belgrado, la Capitale. Poi non avevo ben chiaro ancora quel passaggio artistico e sentimentale della tua vita, Direttore Artistico del Teatro Nazionale nell’allora Jugoslavia, dal 1992 al 1996 in pieno embargo, con le guerre ai confini. Quando il tuo amico poi diventato mio caro, ha convocato una conferenza stampa per il tuo arrivo non avrei mai pensato di trovare tanti giornalisti, televisioni e radio presenti. Un vero successo che ti ha spinto a preannunciare un concerto di tre tenori italiani da li a pochi giorni. In un mese, prima in Italia poi a Belgrado, abbiamo organizzato un concerto memorabile al Sava Center, a scopo umanitario, con quasi 3.000 spettatori presenti e paganti, trasmesso in diretta televisiva dalla seconda rete nazionale, poi replicato più volte in TV. La presenza dell’ambasciatore italiano ed il patrocinio del nostro Presidente della Repubblica Azeglio Ciampi coronarono la stupenda serata. Io devo ringraziare poi te che hai permesso che in quella serata venisse eseguito dal tenore Lando Bartolini, con grande successo, un mio brano scritto in onore di tuo padre “Il Principe”.
Il rientro a Belgrado non poteva essere più trionfale. Su quella scia sei tornato a vivere li, io ho aperto una attività di consulenza alla internazionalizzazione delle imprese italiane ed abbiamo iniziato quella bellissima avventura insieme durata almeno fino al 2007/2008. La costruzione della collaborazione fra il Teatro di Belgrado e quello di Padova, di Monselice, di Jesi, le tue regie a Belgrado, i nostri cantanti in quella città. Poi quando portavo imprenditori italiani in Serbia tu eri l’uomo dell’accoglienza per farli sentire a casa, per portarli all’opera, per dare quel valore aggiunto culturale ai loro viaggi di lavoro. Tu uomo che si adatta a tutte le situazioni, che sa stare al mondo, un uomo veramente charmant a quegli incontri ufficiali, mondani, in Ambasciata. Che nostalgia ripensare a quei tempi.
Poi l’amore che ti acceca, che ci coinvolge artisticamente e personalmente noi tutti tuoi amici in Fondazione e quando ci travolge tutti ci costringe poi a staccarci da te e ti costringe a non avere con noi, tuoi veri amici, più alcun rapporto. Con grande rammarico ci siamo fatti tutti da parte: la mia famiglia, gli amici che ti avevo fatto conoscere, coloro che nella Fondazione ti avevano seguito e guidato.
Ho ancora nella mente poco più di un anno fa l’ultima volta che ci siamo visti nel mio Studio io, te e Daniela e vi ho invitato, mio malgrado, a non coinvolgermi in quello che stava diventando un vostro sistema di vita che non faceva parte ne del mio, ne veramente del tuo modo di essere. Ma tu avevi una spinta forte: l’amore. Pensavo già da allora che quella storia non avrebbe portato nulla di bene a te ed agli altri intorno a te. Ma mai avrei pensato che si arrivasse a questo tragico epilogo.
Però non è giusto che chi non ti conosce o chi non ha vissuto da vicino questa parte della tua vita, getti fango su di te, disegnandoti come un uomo che vive di espedienti. Sono tutte stronzate, cattiverie giornalistiche o messe in giro da chi non ti ha mai capito fino in fondo. Come mi dicevi sempre, quel cognome non era facile da portare, ti apriva strade, ma creava anche un impegno pesante, ti falsava i rapporti con gli altri, specialmente con le cantanti o presunte tali, che non sapevi se si avvicinassero per te o per quello che rappresentavi.
Una nota leggera su questa tragedia
Per dare quella veste teatrale alla tragedia che si è consumata, che piace tanto a voi Del Monaco, ti volevo far sapere che mentre avvenivano a Jesolo i tragici fatti, in Teatro a Cagli si esibiva la Banda Cittadina e stava eseguendo un brano dalla Cavalleria Rusticana, presentato in quella sede come omaggio al grande tenore Mario del Monaco per il suo debutto a Cagli. Il legame con questa Città è così forte e forse condiziona i vostri destini?
Per tutto questo Claudio vivi e riscatta questa brutta storia per te e per tutti noi.
Auguri ed arrivederci a presto.
Il tuo vero amico Marco
Cagli, 7 gennaio 2012
marco moscardi
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