Escursionista ferito in un forra del monte Nerone
Qualche imprudenza e un soccorso durato ore. Ecco l’intervento in forra
I vigili del fuoco sono rientrati poco prima delle due. Ma per il soccorso erano usciti verso le 16. Il recupero dei sei escursionisti bloccati alla forra della Trilla, tra Serravalle di Carda e Pianello, è stato proprio complicato. Perché uno dei sei correntisti era ferito (ieri ha subito interventi ad arti e anca), ma anche perché sono state necessarie ore per raggiungere il gruppo, al buio e al freddo. I sei appassionati di torrentismo, che domenica stavano riarmando una forra, hanno rischiato l’ipotermia e persino la morte, a sentire i volontari del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico che li hanno riportati in superficie calando una barella fin dove i vigili del fuoco non sono riusciti ad arrivare. È stato un recupero lungo e rischioso, reso difficile dal territorio impervio, ma anche dalla notte coperta e senza luna, rischiarata dai fulmini che minacciavano neve, date le basse temperature. Condizioni non ideali, secondo i volontari del Cnsas, per avventurarsi in forra, in un periodo in cui la portata d’acqua è notevole, fa presto buio e con le previsioni meteo sfavorevoli. La portata del torrente che percorre la forra, domenica, era di circa25 metrial secondo. Condizioni meteo e il breve tempo disponibile hanno reso impossibile far alzare in volo un elicottero: il pilota ha ritenuto opportuno non decollare. Allora è stata attivata la squadra forre del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico delle Marche che, come ormai da tempo avviene, allerta anche la componente umbra. La squadra forre (più di trenta tecnici di due regioni, compresi un medico e un infermiere) si è messa in contatto con la persona che aveva dato l’allarme per avere le informazioni fondamentali per impostare una corretta strategia di intervento: i membri della comitiva bloccata erano privi di teli termici, fonti di calore e, a parte uno, di illuminazione.A preoccupare di più i volontari è stato il rischio di veloce peggioramento dello stato clinico del ferito, per lo shock, i sospetti traumi, ma anche per l’ipotermia che può arrivare in condizioni così critiche, soprattutto se l’abbigliamento non è idoneo per affrontare una forra con acqua nel periodo invernale. Aspettare il giorno dopo, insomma, sarebbe stato impossibile. Secondo i volontari del soccorso alpino, alla base dell’incidente ci potrebbe essere la possibile inesperienza del ragazzo, che avrebbe perso il controllo della corda durante la calata, precipitando sulle rocce da un’altezza di almeno6 metri. La prima squadra ha raggiunto il ferito alle 19 e confermato l’esigenza di immobilizzare il ragazzo e l’evacuazione dalla forra con la barella stagna.
Alle 21 hanno cominciato a uscire i ragazzi incolumi, ormai in difficoltà per il freddo e l’umidità.
La barella con il ragazzo all’interno, sotto la supervisione del medico e dell’infermiere del soccorso alpino e speleologico, ha cominciato la discesa dopo le 22, percorrendo 7 salti verticali di cui uno di 16 e un altro di28 metri.
ELISA VENTURI
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