Speciale 90 anni di Cagliese calcio: dove batte il cuore gialloroso
Casavecchia, che cosa significano 90 anni di Cagliese?
“Hanno un significato immenso e non sono molte le squadre che possono vantare un traguardo tale. Significa che in pratica a Cagli c’è sempre stata una squadra di calcio a rappresentare la realtà locale. Ora vuole riportare alla mente le tante tappe della storia e della vita legate alla città e con esse ripercorrerne anche le esperienze sociali ed economiche.”
Prima di essere patròn lei è anche tifoso giallorosso: la differenza?
“Sono un grande tifoso. Senza la passione certe cose non si portano avanti. La passione per il calcio e i giovani viene prima di tutto. Quello che mi ha sempre spinto nello sport è stato proprio il fatto di dare ai nostri ragazzi la possibilità di allenarsi, maturare e crescere in un ambiente sano, dove ci sono regole da rispettare e allo stesso tempo sana competizione. Diciamo quindi che tra tifoso e patròn è soltanto un percorso sequenziale segnato dal fatto di voler veder realizzati certi valori. E in questo ho avuto un grande maestro: don Romano Magnoni.”
In che senso?
“Per me è stato ed è tuttora un padre spirituale fondamentale anche nel calcio. Ed è stato lui a rimettere in piedi la squadra nel Dopoguerra.”
Che ricordo ha della Cagliese di quando era ragazzo?
“Di sicuro era una squadra più ‘locale’, un po’ come sta tornando oggi. Però è sempre stata una piazza importante del calcio della provincia. La tradizione già c’era, insomma, noi l’abbiamo soltanto portata avanti e in certi momenti anche migliorata.”
A proposito: che esperienza è stata la serie D?
“Bellissima. Abbiamo giocato in posti importanti e girato mezza Italia. Soprattutto nelle prime stagioni è stata un’avventura e una grand esoddisfazione, sia per me che per don Romano.”
Un gol fondamentale o che le è rimasto nel cuore?
“Ricordo nei primi Anni ’90 uno stadio strapieno per lo spareggio per l'Eccellenza contro la Cingolana e dopo pochi minuti di partita il vantaggio su punizione firmato da Guerra. Da lì si mise tutto in discesa...”
Che presente vive la Cagliese?
“Stiamo raccogliendo i frutti del lavoro svolto con i settori giovanili. Un po’ perché è un nostro pallino, un po’ per la crisi economica questa è stata la nostra scelta e ne siamo orgogliosi. Schieriamo ottimi talenti e ovunque siamo andati non abbiamo mai sfigurato. Al momento non abbiamo molti punti, ma durante la stagione cresceremo: vorremmo ottenere qualcosa in più della salvezza.”
E che Cagliese sarà per la festa dei cent’anni?
“Intanto speriamo che nel frattempo siano sopraggiunte nuove idee e ulteriore entusiasmo, la Cagliese ne ha sempre bisogno. Poi speriamo di restare competitivi a certi livelli ma schierando esclusivamente calciatori cagliesi.”
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"Per me questa società è tutto"
Tra le tante, e a suo modo (è stato massaggiatore dal ’74 allo scorso maggio), una figura storica giallorossa è Luciano Matteacci, detto Sivori: “Perché da bambino giocavo con le gambe un po’ storte e i calzetti tirati giù e Luigi Sciamanna (che ha giocato anche a Pergola e Fabriano) prese a chiamarmi Omar, come Sivori, e da quando ho 8 anni mi chiamano così”. Come è entrato nei giallorossi? “Sono tesserato dal ’67, 45 anni! Giocavo con il Nucleo addestramento giovani calciatori ma ero un po’ magrolino. Così divenni guardalinee e poi massaggiatore, prendendo il posto di Antonio Albertini, che mi ha insegnato dopo che quasi per caso una volta m’invitò ad aiutarlo.” Quali grandi personaggi ha conosciuto? “Tanti, non voglio sminuire nessuno. Posso dire che il calciatore che ha fatto più carriera è Mario Vivano, l’attuale allenatore. Anche i mister sono diversi, da Francesco Mazzoleni, che diede una grande spinta al calcio cagliese, e Roberto De Vena a fine anni Settanta, con una squadra di tutti cagliesi (a parte due) in Prima categoria, a Maurizio Severini nell’Eccellenza dei record 2000-01, la più forte Cagliese di tutti i tempi.” Che cosa significa far parte di questa società? “Per me la Cagliese è tutto. Una vita. Ora mi sono fermato, ma il cuore è sempre lì.”
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