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venerdì 2 luglio 2010

Dal bosco al museo d'arte, l'artista Lino regala una nuova vita alle radici

clipped from www.adnkronos.com

Dal bosco al museo d'arte, l'artista Lino regala una nuova vita alle radici


 L'ex maresciallo della forestale ha trasformato il proprio hobby in un mestiere: trasforma il legno in sculture. Nonostante i suoi settantacinque anni va per boschi a cercare il materiale per le sue opere: "Al posto che andare al bar a giocare a carte mi metto a scolpire"
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Dal polpo al cinghiale, dai pellerossa agli elfi, passando per animali immaginari come 'il dinogallo', un dinosauro dalla testa di gallo. E poi 'L'ascesa', una magnifica immagine di tre uomini che si sostengono a vicenda per innalzarsi. Non ha limite di spazio o di tempo la fantasia di Lino Faraoni, che trasforma le radici degli alberi in sculture. A raccontare la sua storia è il periodico bimestrale 'Il Forestale'. Marchigiano di nascita, di Secchiano di Cagli (Pesaro Urbino) e maresciallo in pensione del corpo forestale, Lino come artista è un autodidatta. E' stato proprio negli anni di servizio a Sabaudia, che ha iniziato come hobby, mentre seguiva le lezioni alla Scuola del Corpo forestale. Dal passatempo alla vera e propria arte, il passo è breve per chi ha talento. Lino c'è riuscito. Ha così esposto in numerose città d’Italia e ha vinto diversi premi. La casa di Faraoni, a poca distanza dalla sede del Parco nazionale del Circeo, è un vero e proprio cantiere, ricchissimo di opere finite e ancora da 'creare'.


Nonostante i suoi 75 anni Faraoni non perde occasione di andar per boschi con il figlio Marco (anche lui forestale) o il suo assistente Ulli. Ad accogliere i visitatori nella sua casa c'è una scultura di un cane che abbaia alla luna in radice di eucalipto. "È un legno durissimo da lavorare - spiega Lino a 'Il Forestale' -, ci ho perso due catene della motosega e quattro scalpelli”.“Io amo la mia solitudine e invece di andare al bar a giocare a carte mi metto a scolpire. Faccio semplicemente quello che mi dice la radice, cerco di interpretarla senza forzarla".

Una solitudine rotta soltanto per trasmettere ad altri la propria arte. "Per due anni ho anche insegnato ai ragazzi della parrocchia - dice - , due volte a settimana ci vedevamo e alla fine è nata una bella mostra e il ricavato è andato in beneficienza. Ma la cosa più bella è che molti di loro scolpiscono ancora e qualcuno è diventato più bravo di me”. "Il mio segreto? Faccio semplicemente quello che mi dice la radice, cerco di interpretarla senza forzarla”.

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