La famiglia Virgili «Giusti tra le Nazioni» (Giornata della memoria inedita da Cagli)
CAGLI – Nella settimana della Shoah, parlare di Secchiano di 
Cagli, una ridente frazione nella valle del Bosso che divide il Petrano 
dal Nerone, per chi scrive significa far tornare alla memoria tanti 
ricordi di gioventù allorquando nella casa dei nonni paterni, nelle 
giornate d’inverno attorno al camino, si raccontavano storie di un 
periodo bellico appena passato. Ricordi che ai più piccoli suscitavano 
curiosità e perché no, tanta paura.
Ma tornando a Secchiano, è bene precisare che è stata in passato una 
frazione seppur di soli 400 abitanti ma con un’alta percentuale di 
maestri, diplomati, laureati e tanti religiosi. Suore, frati missionari e
 due sacerdoti erano divenuti i primi parroci del dopoguerra delle due 
parrocchie di Cagli. Una piccola comunità dove i valori cristiani, la 
bontà e l’altruismo sono tramandati da secoli ed ancora ben consolidati 
nei suoi attuali abitanti. Un altruismo che nel periodo bellico 
coinvolse l’intera frazione in uno slancio di rischiosa solidarietà nel 
salvare fuggiaschi ed una famiglia ebrea.
TESTIMONIANZA DI MERCEDES VIRGILI
«Era l’autunno 1944 – racconta Mercedes Virgili – e di fronte alla 
nostra osteria si fermò una carrozza con Samuele Panichi, un noto 
partigiano di Pianello. Scese e disse a mio padre Virgilio…. “Sulla 
carrozza ho con me due persone e una famiglia ebrea, marito, moglie e la
 figlia….devi nasconderli”. Mio padre Virgilio era un simpatizzante del 
Ventennio, ma ugualmente molto amico di Samuele, si volevano bene e si 
stimavano. Subito nascose i tre in soffitta. Provenivano da Rimini 
perché erano sbarcati da un barcone dopo un lungo e sofferto viaggio 
dalla Germania dormendo nei fienili, stalle e con tanta fame per evitare
 la deportazione. Con mia madre Daria, mio fratello Mario e mia sorella 
Mercedes, ci impegnammo a mantenere il segreto, ad accudirli e a 
procurare cibo. La loro figlia si chiamava Charlotte stessa mia età, ci 
giocavo ma lei parlava tedesco e per evitare che venisse scoperta poiché
 l’osteria dei miei genitori era molto frequentata da coloro che da 
Pianello dovevano raggiungere Cagli. Così quando la facevo uscire di 
casa mi ero raccomandata che tenesse sempre il pollice in bocca. Questo 
per paura che le scappasse qualche parola in tedesco. Intuimmo dei 
pericoli e mio padre trasferì e nascose la famiglia in un locale della 
attigua scuola elementare, poi iniziò una rotazione con altre famiglie 
per evitare sospetti. Il parroco Don Giuseppe Celli, ci aiutò in questo 
coinvolgendo altri fidati parrocchiani. Con l’intersificarsi dei 
bombardamenti alleati, i tre rimasero nascosti i una casa più sicura 
quella della Caterinuccia. In poco tempo gli abitanti del paese con 
tanto slancio ed altruismo, iniziarono a portare mele, legna, ortaggi e 
qualsiasi cosa fosse commestibile per aiutarli. Con la liberazione di 
Roma, io mio padre e un’altra signora, Evelina, di notte li 
accompagnammo fino a Moria. Era ancora freddo e Charlotte non aveva 
molti vestiti. Evelina le fece indossare il suo cappotto e con tanti 
abbracci li salutammo con il dubbio di non poterli più rivedere. Qualche
 mese più tardi una spiata, fece arrestare mio padre ed a seguito di 
sofferenze per quel triste episodio, si ammalò. Si spense poco dopo la 
loro partenza. Rimanemmo poi in contatto e li rividi andando in 
pellegrinaggio a Roma per l’Anno Santo del 1950. Dopo il 1950, si 
trasferirono da Roma a Los Angeles e io sono andata a trovarli due 
volte, la prima da sola poi insieme a mio figlio. Tutti gli ebrei 
americani nel 1962 furono convocati a New York, dovevano raccontare le 
loro storie e così un giorno ci contattò il Console Israeliano per 
consegnare alla nostra famiglia la più alta onorificenza dello Stato 
d’Israele. Da allora i nomi di mio padre, di mia madre e di noi figli, 
sono stati incisi allo Yad Vashem di Gerusalemme come Giusti tra le 
Nazioni. Anche Charlotte è tornata a trovarci per due volte a Secchiano.
 Nel 1990 arrivò in camper con la famiglia proveniente dalla Germania, 
fu una grande festa. La scorsa estate è arrivata insieme ad una troupe 
televisiva di Los Angeles girando nel paese molti filmati e facendo 
interviste per raccontare questa nostra storia in comune. Un’altra 
curiosità. In occasione della mia prima visita a casa loro fu ampiamente
 raccontato, oltre quei momenti di paura vissuti a Secchiano, nel 
giornale più diffuso nel loro stato, il “Los Angel Times “ anche questo 
episodio che commosse molti americani. La mamma di Charlotte non avendo 
nulla e non sapendo come ricambiare gli aiuti 
della moglie del mugnaio di Secchiano che ogni giorno andava a trovarli 
con qualche uova, farina ed ortaggi, dopo molte insistenze perché non 
voleva essere ricompensata, la convinse ad accettare la sua fede d’oro. 
Alla sua morte la moglie del mugnaio dispose che doveva essere 
riconsegnata alla mamma di Charlotte e così io la riportai in America».
Queste sono state le piccole e grandi storie di un altruismo non 
comune e sopratutto perché vissute in un incerto periodo bellico per 
salvare fuggiaschi, ebrei e con grandi rischi per la propria incolumità e
 dei propri familiari. Storie di solidarietà di famiglie di una piccola 
frazione come Secchiano da prendere da esempio e che si trova tra le 
montagne più alte di un entroterra purtroppo sempre più bistrattato e 
dimenticato.
MARIO CARNALI
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lunedì 28 gennaio 2013
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