Mazzette per non pagare
le tasse: sei arresti eccellenti
Sei arresti e 12 indagati. In manette un giudice e un segretario della Commissione provinciale, oltre imprenditori e professionisti. Scoperta maxi tangente da 200 mila euro
Vendevano le sentenze della commissione tributaria di Pesaro. Il costo era proporzionale alla cifra che chiedeva indietro il Fisco. A. R., il re del pesce di Fano, aveva versato una tangente di 250 mila euro per vedere accogliere un suo ricorso. Una tangente apparentemente molto alta ma che era servita ad annullare in primo grado un accertamento da 30 milioni di euro.
L’inchiesta ha portato all’arresto di 6 persone e a denunciarne altre 6. "Dobbiamo dire grazie ad un gruppo di carabinieri e finanzieri - ha rivelato il procuratore Manfredi Palumbo - che definire eccezionali è ancora poco. Sono stati splendidi per dedizione, pazienza e meticolosità nel portare a termine il lavoro che si presentava difficile e lungo. E voglio aggiungere che questo risultato è stato raggiunto anche grazie alla denuncia presentata a questa procura dal presidente della commissione tributaria dottor Alfredo Mensitieri. Il collega aveva ricevuto una segnalazione da un utente che si era sentito chiedere denaro dal segretario della IV sezione per annullare gli accertamenti. Grazie anche a questa segnalazione abbiamo potuto cogliere quest’importante risultato, tanto da arrestare in flagranza di reato lo stesso funzionario infedele".
Sono finiti in carcere B. M., 61 anni, di Cagli, segretario della sezione, considerato il collettore delle mazzette. E poi il giudice B. V., 68 anni, pesarese, dal 2002 alla IV sezione della commissione tributaria, considerato dagli inquirenti in combutta col segretario per pilotare i fascicoli verso l’annullamento a patto che il contribuente avesse pagato la mazzetta. In carcere anche A. R., fermato a Milano in un centro benessere, per aver pagato quella maxitangente da 250mila euro ed essersene pure vantato con molti, compresa l’ex moglie e la figlia, ora in guerra con lui.
Agli arresti domiciliari l’avvocato A. S., 40 anni, pesarese, indicato come intermediario tra il giudice e un imprenditore che intendeva svicolare l’accertamento fiscale. Il legale si è dato molto da fare per ottenere la tangente da pagare e per intascare la sua provvigione. Agli arresti domiciliari il commercialista P. T., 63 anni, pesarese, anch’egli accusato di concussione in concorso con M. e il giudice V. perché avrebbe consegnato mazzette in modo da far sospendere l’esecutività di un procedimento a carico di un suo cliente imprenditore.
Agli arresti domiciliari anche G. F., commercialista fanese, accusato di concussione per aver pagato tangenti a M. per farsi annullare come è poi accaduto un accertamento per oltre 300mila euro a carico di un imprenditore. Una parte della tangente, da quanto si è appreso, sarebbe stata addirittura anticipata dallo stesso commercialista, che era stato ex sottufficiale della finanza. Ma gli indagati non sono solo coloro che hanno avuto un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Ci sono anche altri giudici indagati per corruzione in atti giudiziari come G. P. e S. P., componenti di quella quarta sezione che annullò l’accertamento a carico di R.
Indagati anche i consulenti V. A. e G. Z. oltre a G. P., dipendente dell’agenzia delle entrate di Fano oltre al consulente finanziario D. D. R.. Ha spiegato il procuratore Manfredi Palumbo: "Se la nuova legge sulle intercettazioni fosse stata in vigore, quest’inchiesta non sarebbe mai nata. Non avremmo raggiunto alcun risultato. E invece abbiamo scoperto che le commissioni tributarie così come sono non possono andare più bene. Serve una magistratura contabile che sappia decidere in totale indipendenza. In questo caso, le persone sottoposte ad indagine hanno potuto agire per i loro interessi sfruttando un vuoto normativo e di regolamento interno. Questo permetteva loro di attrarre i fascicoli oggetto di corruzione assicurando dietro pagamento di tangenti, i risultati sperati. Come l’annullamento ad A. R. di un accertamento per circa 30 milioni di euro".
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Aggiungo che l’inchiesta ha preso in considerazione fatti corruttivi dal 2008 in poi, ma il sistema era in vigore da molto tempo. C’era una familiarità di commercialisti e avvocati col segretario della quarta sezione che li portava ad incontrarsi non in ufficio ma nei bar vicini. Un modo di fare che esprime immediatamente un concetto chiaro su come venivano tenuti i rapporti in quell’ufficio. Tra l’altro, ci risulta che il tenore di vita del segretario M. fosse molto al di sopra delle sue possibilità economiche, con acquisti di almeno cinque immobili e spese molto alte".
"Ma a colpirci ancor di più in questa inchiesta che ha richiesto il lavoro quotidiano da un anno a questa parte delle colleghe Maria Letizia Fucci e Monica Garulli, è stata la consapevolezza da parte degli indagati di essere sotto l’occhio degli investigatori. Malgrado sapessero da più fonti di avere la finanza e i carabinieri sulle loro tracce, dopo un primo periodo di maggiori attenzioni, avevano ripreso fino ad oggi a sbrigare le pratiche corruttive di sempre. Chiedevano soldi e li intascavano. Sapevamo tutto questo da mesi ma poi nell’ultimo periodo un commercialista, appena avuta la richiesta di denaro da parte del segretario di sezione M., ha fatto immediata denuncia. Questo ci ha permesso di arrivare anche all’arresto in flagranza di reato mentre avveniva il passaggio di denaro pari a 10mila euro, di cui abbiamo anche il filmato. Ma ulteriori sviluppi dell’inchiesta li attendiamo a breve. Tutto questo è solo un primo passo". Oggi i primi interrogatori di garanzia da parte del gip Lorena Mussoni, che ha firmato le sei ordinanze di custodia cautelare.
Roberto Damiani