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martedì 12 luglio 2011

IL COMUNICHINO RUBATO NEL 2005 NELLA CHIESA DI SAN NICOLO'

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IL COMUNICHINO RUBATO NEL 2005 NELLA CHIESA DI SAN NICOLO'

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Nel 2005 è stato rubato il comunichino nella chiesa di San Nicolò.
Al momento le indagini non hanno ancora prodotto risultati apprezzabili.
Per favorire il ritrovamento è bene che l'immagine dell'oggetto rubato sia veicolata il più possibile. Ciò favorisce la possibilità che qualcono possa fare una segnalazione alle forze dell'ordine ed il particolare ai Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale.
Ognuno di voi può dare a tal proposito il suo fattivo contributo.

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Novembre 2005

Il furto è stato messo a punto in pieno giorno nella settecentesca chiesa di San Nicolò del convento di clausura delle domenicane posto in una delle centralissime vie del centro storico di Cagli.
I ladri, del tutto indisturbati tra le 13:30 e le 14:15, hanno asportato un prezioso ornato ligneo finemente intagliato e dorato della prima metà del Settecento delle dimensioni di 90x70 cm.
Due angeli reggicero scolpiti a tuttotondo posti ai lati della porticina con il calice sormontato dalla particola ed una testa angelica a rilievo posta alla base costituiscono gli elementi decorativi più significativi di questo tabernacolo che è verso l’alto coronato da un motivo a volute intagliate.
L’ornato, all’interno di questa chiesa delle suore di clausura dell’ordine domenicano, sottolinea il punto attraverso il quale viene offerta dal sacerdote la comunione durante la messa. Le suore, assoggettate alla clausura papale, non entrano nel sacro tempio e seguono, infatti, le funzioni religiose dal coro inferiore collocato dietro l’altare maggiore, comunicante con la chiesa proprio attraverso la porticina del tabernacolo asportato che non a caso è detto “comunichino”.
Il furto in questa chiesa particolarmente curata dove ogni elemento è stato progettato nella prima metà del Settecento è ancor più grave. E’ stata, infatti, incrinata quell’omogeneità che in questi secoli era rimasta pressoché integra. Per le suore, che già all’alba di ogni giorno pregano a protezione dell’umanità e per la pace in terra, il furto è vissuto come un affronto poiché attiene a quella sfera simbolica di contatto tra la clausura e il tempio sacro aperto agli uomini e alla loro buona fede.
Ma se, dinanzi ad un simile furto, è facile interrogarsi sugli esecutori di simili razzie, sull’inefficacia dei controlli degli immigrati e sulla non incisività delle espulsioni, se è scontato chiedere maggiore presenza di forze dell’ordine e certo demagogico sobillare l’ipotesi di ronde civiche credo necessario porsi il quesito circa l’identità dei mandanti. Perché è quanto mai chiaro che questo furto è stato preordinato da qualcuno che ha mappato il territorio ed ha scelto cosa rubare in base alle richieste del mercato. E allora, fermo restando la palese necessità di un controllo maggiore delle forze dell’ordine istituzionali anche in questi territori un tempo considerati ‘tranquilli’, è giunto il momento di guardare nelle nostre case. In una nazione dove tutti (chi più chi meno) tra battesimi, matrimoni, funerali, solennità di natale e pasqua entrano in una chiesa cattolica e conoscono le funzioni degli oggetti sacri come è possibile che questi siano esposti come soprammobili? I candelabri trasformati in lumi, i turiboli e navicelle con pissidi e i tabernacoli esposti come oggetti d’antiquariato, i confessionali adattati a mobile-bar sono nelle case signorili dei nostri amici, anche purtroppo dei miei amici, collocati in bella vista. E’ ovvio che se vogliamo tutelare i beni culturali che sono nelle nostre chiese, negli edifici monumentali che abbiamo solo in prestito dalle generazioni future, se vogliamo evitare i furti dobbiamo essere meno ipocriti e indignarci ogniqualvolta simili oggetti sono venduti o esposti come semplici pezzi d’antiquariato. Chi li mostra o li acquista potrebbe essere anche ateo o agnostico ma non può far finta di non sapere da dove vengono simili oggetti e soprattutto come giungono sul mercato antiquario.
Per tentare di recuperare il “comunchino” delle domenicane di Cagli è bene inviare l’immagine a tutti ma proprio a tutti gli organi preposti, alla stampa e a tutte le organizzazioni antiquarie. Forse non servirà a nulla ma certo è che renderemo la vita difficile al mandante e a colui che sarà il primo acquirente che nel caso specifico compie reato di ricettazione.

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