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mercoledì 8 dicembre 2010

I FALO' DELL'IMMACOLATA



I FALO' DELL'IMMACOLATA
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Ardono ancora, nella nostra provincia, gli echi d'una radicata tradizione legata alla Festa della Immacolata. Si tratta dell'accensione di grandi falò lungo le strade meno battute o in spiazzi disabitati di periferia (oggi sempre più rari per via del traffico e della cementificazione). Ricordo, nella Cagli in cui sono nato, che alla generale trepidazione suscitata dall'atavico fascino del fuoco si univa la particolare apprensione delle madri affinché gli scalpitanti figlioletti non finissero a ridosso di una fonte di calore capace di provocare danni irreparabili con i soli lapilli sputati qua e là come luccicanti coriandoli.
Rami, sterpi, paglia e fascine, elemosinandone di casa in casa o trasportandone personalmente dal limitrofo contado, erano di solito ragazzi e ragazze ad occuparsi della provvista del materiale da ardere. Calato che era il sole, si appiccava il fuoco alla infiammabile catasta e di lì a poco tutti quanti a cantare e ballare come in un sabba attorno al corroborante falò. Intanto, simili a tizzoni d'inferno, gl'immancabili arditi (incoscienti?) erano soliti saltabeccare tra lingue di fuoco accompagnati da ovazioni più o meno, è proprio il caso di dirlo, calorose. A combustione avvenuta, con pale e rastrelli, donne e uomini non si lasciavano di certo sfuggire la ghiotta occasione di riempire di carboni ardenti la pancia di luccicanti bracieri di rame o d'ottone così da dar manforte al camino nel riscaldamento di gelide abitazioni. Meglio tardi che mai, ed anzi meglio ... petardi che mai, col trascorrere degli anni, alla funzione purificatrice del fuoco, fecero eco - e che eco! - i pirotecnici scoppi di mortaretti. Inutile chiosare col dire che a quel punto il grado di pericolo toccava il limite d' integrità a persone o cose. Rammento con rinnovato dolore che capitò ad una mia amica di affogarsi tra le proprie lacrime per essersi giocata un soprabito con collo di lapin appena sfoggiato. Vada per l'ancestrale ed inattaccabile sacralità del fuoco e d'accordo sul fatto che la pelliccia è comunque meglio della pellaccia. Ma sacrificare un costoso cappotto comprato a suon di sudati risparmi, questo sarebbe troppo anche per la più osservante delle vestali.
LEONE PANTALEONI

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