AGGIORNAMENTO NEVE
Maltempo/ Cagli, camion per sgombrare il centro storico
CAGLI (PU) - «È tutto bianco». Qui, nelle Marche al confine con l’Umbria, non si dice tanto per dire. Qui, dove alla neve sono abituati, ma quello degli ultimi giorni è un’altra cosa. Qui, dove il bianco della neve si unisce a quello del cielo “paro”, che nell’entroterra pesarese è sinonimo di “neve a somaro” - molto abbondante -. Poco importa se tra terra e cielo ci sono alberi, edifici, auto: molti non si vedono più. Devi capire dall’altezza e dalla forma del cumulo di neve se lì sotto c’è intrappolata una casa o un albero. Dopo sette giorni di nevicata, ieri Cagli ha avuto una tregua che dovrebbe allungarsi a oggi. Ma già domani le previsioni parlano di abbondanti precipitazioni nevose. Ha superato il metro la neve caduta nel centro storico. Che ieri ha provato a sciogliersi, trasformandosi in un nuovo pericolo: le candele di ghiaccio che si allungano dai tetti. Un’ordinanza del sindaco Catena obbliga i cittadini alla rimozione, ma la sera sono di nuovo lì, pronte a minacciare chi si avventura per le vie di un centro pulito, dopo giorni in cui la neve si carica sui camion: oltre un metro è troppa per essere gestita. E da domani potrebbe arrivare al mezzo metro quella che cadrà e che dovrà trovare posto. Mentre sono a rischio crollo i tetti di edifici industriali e case vecchie: i vigili del fuoco stanno pulendo il possibile. E il sindaco ha chiuso per motivi di sicurezza bocciodromo e impianti che accolgono palestra, piscina e campo da tennis. Superati i tre metri nelle parti più alte del comune - circa 200 le famiglie rimaste isolate nei primi giorni -, di una neve che sarà difficile sciogliere, ormai gelata e pressata. A Cagli lo sanno bene: “l’invernata non resta in cielo”. Ma che la facesse tutta in una settimana è un evento straordinario. Atteso, certo. E che non ha colto impreparati dipendenti comunali, forze dell’ordine e Protezione civile. Oltre a instancabili volontari. Ma non per questo meno problematica. Ogni tanto la corrente elettrica salta, tubi hanno ceduto al freddo e in alcune zone delle frazioni manca la linea telefonica. Ma le strade sono percorribili - resta chiuso il monte Petrano -, pur con gomme adeguate e la gente può muoversi bene a piedi. Cagli guarda Roma. Lo fa sorridendo, prima. E poi con rabbia: qui non si sono pagate le pensioni perché i soldi non potevano arrivare e gli scaffali dei supermercati iniziano a essere vuoti. Le dialisi e le forniture di medicine ai più anziani - che spesso vivono proprio nelle frazioni isolate - sono state la sfida principale. Le scuole restano chiuse fino a sabato e il comune è diventato il centro operativo dell’emergenza. Per quattro giorni combattuta da soli: Cagli, il terzo comune per estensione delle Marche, è troppo piccolo per avere spazio nei media. E per rientrare tra le preoccupazioni degli enti maggiori. Che hanno inviato mezzi solo dopo giorni di appelli disperati e che si limitano a chiedere lo stato di calamità. Da pagare con quella che qui chiamano “la tassa sulla disgrazia”: una nuova accisa potrebbe essere la beffa dopo questo danno.
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