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mercoledì 22 febbraio 2012

OSPEDALE CAGLI

OSPEDALE CAGLI

Patto per la Salute, Mezzolani va a Roma. Ciccarelli è al lavoro sugli ospedali
“Basta tagli, abbiamo già dato”


Ancona Il viaggio della speranza. Quella di recuperare risorse che dalla capitale si annunciano sempre più ridotte per la sanità. Oggi e domani, a Roma, sarà per l’assessore Mezzolani una full immersion. La carne al fuoco è tanta: dal Patto per la salute alla discussione sul riparto per il Fondo nazionale. Questioni cruciali anche perchè nelle Marche si sta stringendo il cerchio sul futuro dei quindici piccoli ospedali sopravvissuti alla scure di questi anni: la riconversione è dietro l’angolo, nessuno scomparirà dalla carta. Almeno ad oggi. Perché, come ricorda Piero Ciccarelli, responsabile Asur, “se la riconversione è importante, è pur vero che se scende il tetto nazionale del numero dei posti letto al 3,5 per mille rispetto a quello attuale fissato al quattro per mille, sarebbero a rischio tra i 700 e gli 800 posti letto”.

Ma andiamo per ordine. In cima alle priorità dei nostri amministratori è infatti il summit romano.

“Alle Marche, per il 2012, dovrebbero essere garantiti tra i 38 e i 39 milioni di euro ma le difficoltà s’incrociano per il triennio 2013-2015 per il quale si prevede una riduzione complessiva di circa 8 miliardi”. In altre parole, si tratterà di “risorse da recuperare all’interno del sistema”. Dunque, un momento cruciale al quale, però, le Marche si presentano al meglio considerando, come sottolinea Mezzolani, “che siamo tra le Regioni migliori sotto vari profili”. A partire dall’efficientamento finanziario per il quale, “abbiamo il primo posto”. Si viaggia in ottima posizione anche sul fronte dei Lea, i livelli esseziali di assitenza per il quali le Marche occupano un solido secondo posto nella classifica nazionale.

“Negli ultimi quattro anni – osserva l’assessore -, abbiamo lavorato molto sul piano dell’efficientamento e siamo in ottima posizione. Il problema, a questo punto, è mantenerlo, e lo si sta facendo con un processo di riforme già avviato che ci consente di razionalizzare al meglio. Un processo che prende il via, appunto, con il nuovo Piano sanitario”. Le incertezze però riguardano il futuro immediato e già il 2013 poiché, insiste Mezzolani, “dal governo centrale arriveranno risorse sempre più esigue e quindi sarà necessario reperire i fondi all’interno del sistema. In ogni caso, a fronte dei tagli annunciati, le Regioni promettono battaglia anche se noi abbiamo già fatto molto, per esempio, con la riorganizzazione delle Aree vaste, la lotta agli sprechi e la piattaforma unica per beni e servizi”.

Una partita, quella dei fondi capitolini, che s’intreccia inevitabilmente con la sorte dei piccoli ospedali: una trentina di strutture in passato, oggi ridotti a quindici. Di questi, quattro si trovano nel Pesarese (Pergola, Cagli, Fossombrone, Sassocorvaro), altri quattro sono nell’Anconetano (Chiaravalle, Loreto, Cingoli e Sassoferrato), altrettanti si trovano nel Maceratese ( Recanati, Matelica, Tolentino e Treia) tre nel Fermano (Amandola, Sant’Elpidio e Monte Giorgio). “Tutte strutture da riconvertire – spiega Ciccarelli, Asur Marche – per potenziare le attività post acuzie e quelle ambulatoriali. Ora stiamo rivedendo i Piani di Area vasta: entro il 30 aprile dovranno essere pronti e all’interno di questa discussione si colloca anche il destino dei piccoli ospedali”. Un atto, quella della riconversione, che secondo Ciccarelli “è utile”. Lo stesso Ciccarelli aggiunge che “tutto si lega alla discussione sul Patto della salute dove già si parlerebbe di una riduzione dei posti letto anche per acuti”. Insomma, si potrebbe profilare il rischio di “tagliare posti letto anche negli ospedali di rete”.
mercoledì, 22 febbraio 2012
Federica Buroni,


“La salute non è uguale per tutti”

Biagiotti e il camminatore: “Soluzione assurda. Meglio la turnazione dei tecnici”

Fossombrone Il camminatore, ossia il dipendente che arrivando da Fano prende le provette per gli esami del sangue a Fossombrone e li porta al Santa Croce, è un’invenzione dell’ex direttore dell’Asur 3 Giancarlo Moroni che nel luglio del 2011 così risolse il problema della carenza dei tecnici all’ospedale di Fossombrone relativamente ai giorni prefestivi, festivi e notturni. La prossima settimana l’istituzione del camminatore sarà utilizzata anche per la copertura dei turni pomeridiani. Fa sorridere, dinnanzi a tali provvedimenti, l’insurrezione causata dalla famigerata delibera regionale 240 con la quale il direttore dell’Asur regionale Piero Ciccarelli, tentò (tra le tante cose) di limitare l’attività del punto di primo soccorso di Fossombrone a 12 ore. Il camminatore di fatto, almeno per quanto riguarda le urgenze, limita l’attività di fatto del pronto soccorso alle sole ore del mattino. “Se all’ospedale di Fossombrone - spiega Lanfranco Biagiotti della Cgil, ossia il sindacalista che ha sollevato la questione - si presenta nel pomeriggio un infartuato, la prassi che prevede almeno un’ora e mezza di tempo necessario a ottenere il referto non può essere certo efficace”.

E se le urgenze fossero due il camminatore non credo abbia il dono dell’ubiquità?

“E’ la dimostrazione che la soluzione adottata non garantisce uguali possibilità di sopravvivenza a tutti. Ci sono cittadini di seria A e di serie B”.

Non sarebbe stato più semplice, visto che esiste un’area vasta, organizzare una turnazione tra i tecnici dei cinque presidi minori tanto più che per il momento le assunzioni sono bloccate fino al primo aprile?

“Certo, ma questa è una scelta che non è stata fatta”.

Possibile che tra Sassocorvaro, dove per altro ha sede l’unità complessa dei laboratori e Pergola dove sono presenti 4 tecnici non si possa trovare una soluzione? Tanto più che per problemi di personale il laboratorio analisi di Cagli è chiuso.

“La situazione è complessa e ancora una volta non c’è chiarezza su ciò che si vuole fare. Fossombrone dista da Fano 25 chilometri esattamente come Pergola da Fabriano. E’ vero che si tratta di un’altra area vasta ma sta di fatto che la tutela della salute dei cittadini in base a questo parametro è uguale per forsempronesi e pergolesi. Solo che a Pergola ci sono 4 tecnici a Fossombrone il laboratorio è semi smantellato. Dove esiste un pronto soccorso gli esami salva vita debbono essere garantiti e questo a Fossombrone non accade”.
mercoledì, 22 febbraio 2012
silvia sinibaldi,

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