Cerreto un libro di memorie sotto il Nerone |
CAGLI _ Che ne sarà delle piccole frazioni a ridosso del Catria, Petrano, Nerone, le montagne più alte del pesarese? Infatti il continuo spopolamento e l’alto indice di invecchiamento dei pochi residenti ancora rimasti, hanno avviato negli ultimi decenni un lungo tramonto di attività, usi, costumi e di quella innata tenacia e saggezza di abitanti da secoli costretti a lottare per una sopravvivenza propria di certi territori disagiati e con poche risorse addossati alle pendici delle montagne. Fra queste frazioni vi è Cerreto, un antico borgo che grazie al prezioso lavoro di ricerca, di interviste ai più anziani e alla consultazione di lettere, foto, documenti, non ha voluto cancellare la secolare storia del suo paese natio. Parliamo di Angelo Cerretini, oggi impiegato presso l’Istituto Commerciale di Cagli che ha scritto un libro con la prefazione dell’ex sindaco Domenico Papi anche lui natio di Cerreto. La prima edizione è già esaurita in pochi giorni, è in corso una ristampa e il ricavato delle offerte sarà devoluto all’A.I.L. di Pesaro. S’intitola con una frase in dialetto che esprime tutta la filosofia di un tempo quando le case erano inviolabili per il rispetto di tutti….”M’arcord che c’era la chiav nt’là porta”. Come ricordare tempi passati con una spensieratezza ben diversa dai nostri giorni nonostante le difficoltà di un sopravvivere tra stenti e pesanti sacrifici. 'Sono quattro anni – afferma Angelo Cerretani - che ho iniziato a fare ricerche, su documenti storici, sui giochi di un tempo, le feste religiose e paesane, i detti ed i proverbi dei più anziani, la storia dell’Università Agraria. Racconti tradotti i memorie scritte per raccontare la vita di un piccolo paese alle falde del Nerone descrivendo come si viveva dal dopoguerra fino ai nostri giorni. Riscoprire le difficoltà che si dovevano affrontare, senza acqua e luce in casa, senza telefono e alcuna comunicazione, le auto che si vedevano per la prima volta solo quando si andava militari o a Cagli per il mercato. La strada non c’era, fu fatta nel 1954 e poi nel ‘56/57 proseguì per la cima del Nerone per costruire il Centro RAI, fino al passaggio del Giro d’Italia del Centenario nel 2009. Un sogno e cosa impensabile fino a pochi anni prima. Molte le foto che ho raccolto, sia d’epoca che moderne, le ho inserite nel libro anche per la mia passione per la fotografia. Diversi gli aneddoti, i proverbi ed i racconti che facevano gli anziani nell’osteria del paese o in inverno quando le famiglie si ritrovavano attorno al camino. Diverse anche le descrizioni della vita agreste che si svolgeva nei prati e nei boschi del Nerone o dei vecchi lavori nei campi, degli attrezzi, utensili ed oggetti usati nelle povere case di allora, come ad esempio il “prete”, la “monica” che scaldavano i letti prima di coricarsi nelle fredde notti invernali. Tutto questo e tante altre piccole e grandi cose che sarebbe lungo elencare, ho cercato di racchiuderle nella semplicità del titolo del libro, “M’arcord che c’era la chiav nt là porta”. Una specie di invito per i lettori a scoprire il semplice mondo di allora, quando in ogni casa, seppur povera, i propri abitanti non disdegnavano a nessuno il culto di una sacra ospitalità. Tante memorie di uno spaccato di vita vissuta sotto il Nerone e che ho ritenuto utile non disperderla e raccontarla in un libro perché serva da esempio anche alle future generazioni. Non si può immergersi nel futuro se si dimentica anche un simile passato'.
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