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domenica 2 gennaio 2011

PIEVE DI SANTO STEFANO DI ACQUAVIVA - SI POTREBBE ANCORA RECUPERARE

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PIEVE DI SANTO STEFANO DI ACQUAVIVA - SI POTREBBE ANCORA RECUPERARE

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Quella della Pieve di Santo Stefano è una brutta storia poiché lo stato di abbandono in cui versa fu determinato dall’azione volontaria di un parroco che nel dopoguerra decise di scoperchiare la chiesa.
Un atto di follia che doveva indurre i parrocchiani ad utilizzare la nuova modesta chiesa costruita da poco a ridosso della strada provinciale. A nulla valse neppure la sentenza del pretore di Cagli.

La pieve di Santo Stefano è più volte menzionata nei documenti del XIV secolo. Con il titolo di “ecclesia plebis de Acquaviva montis” la chiesa parrocchiale di Acquaviva è annotata nel Liber appassatus del 1339. Nell’elenco delle chiese del 1468, la parrocchia viene individuata come “plebs S. Stephani de ficaiolo” o “de figarola”.
L’importanza delle pievi è notevole poiché in epoca medioevale spesso si costruiscono in prossimità di preesistenze romane lungo strade di comunicazione, e costituiscono elementi portanti della distrettuazione diocesana.

Oggi si potrebbe immaginare di recuperare questa antica Pieve sull’esempio di tante chiese abbaziali francesi e inglesi che ormai prive delle coperture originarie hanno come tetto il cielo.
Perciò, sacrificando parte degli edifici adiacenti (il cui recupero avrebbe costi ingenti e che se non consolidati costituirebbero in futuro un pericolo per l’incolumità delle persone) si potrebbe concentrare l’attenzione sui fabbricati di maggiore pregio e sulla chiesa e campanile. Andrebbero dunque consolidate le murature portanti della chiesa provvedendo anche alla copertura solo delle stesse e degli arconi in mattoni dell’aula. L’idea potrebbe essere in definitiva quella di ripulire il vasto complesso della parte di edifici di minore pregio per preservare quelli medioevali e per consolidare il corpo della chiesa mantenendolo, però, privo di tetto con un pavimento semplice ma adeguato al contesto e al contempo ragionato come pavimentazione esterna (dunque con gli scoli per le acque piovane, ecc.).
Questo spazio (dotato dell’impiantistica necessaria) potrebbe così tornare ad essere nei mesi estivi un luogo sacro ma anche uno spazio per concerti sotto il cielo stellato (ma con l’acustica di uno spazio definito dalle murature verticali) e per incontri religiosi e culturali.

La proprietà ancor oggi della Pieve spetta alla Parrocchia di Acquaviva. Ogni ragionamento in ordine al recupero (da quello più semplice senza il tetto a quello più costoso con una copertura) deve tenere conto del necessario coinvolgimento della Parrocchia. Per trovare le risorse finanziarie occorre tempo e determinazione ma non è in nessun modo cosa impossibile.

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