Si tratta di finanziamenti a copertura di spese per asili nido, centri estivi, mense scolastiche, trasporto, baby sitter, centri riabilitativi, badanti ecc. a favore di donne che lavorano e che faticano a conciliare famiglia e cura di figli (sotto i 12 anni) o di familiari disabili o anziani.
Il bando è dotato di considerevoli finanziamenti europei, divisi in 3 categorie: uno, molto consistente, riservato alle residenti o lavoratrici dei soli ambiti territoriali di Pesaro, Cagli, Urbino; un secondo, molto piccolo, per le residenti in tutto il territorio provinciale (a cui possono accedere anche le fanesi) e un terzo riservato alle vittime di violenza, ma solo se residenti nei tre ambiti su citati.
I finanziamenti sono stati destinati esclusivamente agli ambiti territoriali che già in precedenza (circa 1 anno e mezzo fa) avevano aderito ad un progetto sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, progetto nel quale Fano non c'era e quindi oggi rimane esclusa.
I pochi fondi a cui possono accedere le donne fanesi sono esclusivamente destinati non alle lavoratrici ma solo alle donne in mobilità in deroga che stiano svolgendo attività di formazione o borsa lavoro.
Quindi le donne fanesi sono state discriminate già un paio di anni fa (quando fu fatto il precedente progetto simile) e continuano ad esserlo ancora oggi”.
Redazione Fanoinforma.it
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