“Massacrano il servizio pubblico a favore dei privati convenzionati”
Gambioli contesta le strategie di Ciccarelli e del Servizio Salute
Cagli “Cosa sta accadendo alla Sanità della nostra provincia? Da  una parte - scrive il segretario regionale del Pri Giuseppe Gambioli -si  chiede di risparmiare e ridurre le spese sanitarie, dall’altra si  prendono iniziative che aumentano la spesa. Ecco alcuni esempi: la  fornitura dei medicinali per gli anziani delle case di riposo veniva   effettuata attraverso la struttura ospedaliera, ora sempre più spesso si  fa direttamente dalla farmacia con un aumento vertiginoso dei costi per  l’azienda. Un problema che non corrisponde a quanto dichiarato  dall’assessore Mezzolani quando afferma di aver incentivato la  distribuzione diretta dei farmaci agli assistiti. E’ di questi giorni  l'indagine della Corte dei Conti sui rimborsi gonfiati.  La Gdf ha  denunciato 26 dirigenti del Servizio sanitario regionale per i rimborsi  di medicinali ad alto costo dopo un ricovero ospedaliero o una visita  specialistica, corrisposti per intero anche quando non era dovuto, con  un danno per l'erario di 5,5 mln. Le visite all’occhio per diagnosticare  la cataratta il più delle volte sono doppie con un aumento  sproporzionato della Tac sull’occhio con ricorso sempre più frequente  alla struttura privata convenzionata;  il centro di riabilitazione di  Galantara per traumatizzati a causa della riduzione del personale e un  curioso accorpamento con la lungodegenza, di fatto un declassamento,  ha  dovuto rifiutare le domande di ricovero passando da 70 a 50, con un  incremento della spesa sanitaria favorendo, anche in questo caso  ricoveri in strutture private, in particolare a Torre Pedrera e a  Macerata Feltria con costi ben più elevati. Curioso il fatto che non  venga rimpiazzata la logopedista che ha lasciato la struttura di  Galantara per andare in quella privata di Torre Pedrera con una  remunerazione ben più alta.  
C’è forse la volontà di rendere le strutture pubbliche meno concorrenziali di quelle private? Si vuole regalare i piccoli ospedali di rete ai privati? Il Pri non ha nulla contro la sanità privata ma è inammissibile smantellare quella pubblica per favorire quella privata. E lo smantellamento dei piccoli ospedali è ingiustificabile sia dal punto di vista economico poiché non sono fonte di sprechi, sia dal punto di vista socio-assistenziale che sono indispensabili per le popolazioni che vivono in prossimità sull’Appennino.
I sindaci uniti per l’ospedale Celli
Documento da giorni al vaglio dei Consigli di tutti i Comuni dell’entroterra
Cagli Dalle parole ai fatti come dimostra la  convocazione del tavolo di concertazione che ha visto uniti tutti i  sindaci del territorio, il Comitato per la difesa dell’ospedale A. Celli  e dei servizi socio-sanitari del Catria e Nerone, i rappresentanti  locali dell'Asur e i consiglieri provinciali e regionali. 
Ne  è scaturito un documento che da giorni sta facendo il giro dei comuni  dell'entroterra e che giovedì pomeriggio è tornato a Cagli per essere  discusso e approvato in consiglio comunale. 
Nel  documento, finora approvato all'unanimità dai comuni di Acqualagna,  Frontone e Cagli, è chiara la volontà di fare fronte comune contro il  declassamento dell'ospedale Celli a Casa della salute e a qualunque  riduzione, smantellamento o smembramento dei servizi sanitari del  territorio. Secondo il documento il territorio di riferimento  dell'ospedale A. Celli di Cagli è molto esteso con un'utenza diffusa ed  una popolazione con età media elevata, l'area servita è totalmente  montana, disagiata e al confine con l'Umbria che con gli ospedali di  Città di Castello e Gubbio è in grado di attrarre utenza grazie alla  migliore facilità di comunicazione viaria rispetto all'ospedale di rete  di Urbino. 
Evidenziato – continua il documento già  approvato da tre Comuni -  che l'ospedale di Cagli ed i servizi sanitari  territoriali sono stati nel tempo riorganizzati, e che sono già ad un  livello minimo essenziale al di sotto del quale non è possibile andare. 
Si  chiede alla giunta regionale di mantenere i servizi attualmente  previsti per l'ospedale per l'acuzie al fine di garantire alla  popolazione residente nei comuni della Comunità Montana del Catria e del  Nerone adeguati livelli di assistenza sanitaria ospedaliera. Si chiede  di sviluppare un progetto complessivo della sanità della nostra area  montana condiviso e concertato con i sindaci del comprensorio  comunitario, finalizzato alla qualificazione dell'ospedale A. Celli. Si  chiede ancora di rafforzare l'esperienza consolidata di integrazione  sociale e sanitaria mantenendo inalterato l'attuale assetto del  Distretto Sanitario di Cagli – Ambito Territoriale Sociale n°3 anche  alla luce delle possibilità di nuove forme sperimentali di gestione  integrata dei servizi sociali sanitari previsti nel nuovo Piano  Socio-Sanitario regionale. 
Ora il documento dovrà essere approvato all'unanimità e senza modifiche da tutti i comuni restanti, solo così infatti potrà ottenere il giusto riconoscimento in Regione.
Irene Ottaviani
Cagli L'allegato 6 della determina  240 del Piano Sanitario regionale  -  scrive Davide  Briscolini  responsabile Lega Nord  di Cagli  e Pergola -  sono  tombali  parole  sul  destino  degli  ospedali  di rete. Cagli  con  l'azione  di un Comitato  politicamente  trasversale e di cui anche  la Lega Nord  fa  parte  ha  sinora  cercato  una  soluzione  per vie   politiche  prendendo  sottobraccio  gli  eletti  della maggioranza   indicando  loro  azioni  ed iniziative  ben  precise:  coinvolgendo  dei  sindaci  del  territorio, ordini del giorno  per  consigli comunali,  richiesta di organizzare  il famoso incontro con l'assessore regionale   Mezzolani, emendamento  in commissione  sanità  regionale  per   l'introduzione  del  concetto di ospedali di confine da  trattare  secondo criteri  diversi. Le vie  politiche stanno impattando contro  il   muro  di Spacca  e  di  Mezzolani  che  parla come se la  Determina   240  non  esistesse. Come  Lega  Nord chiediamo, alla luce  di una   riduzione  degli  sbandierati  tagli passati da 80 a 40  milioni  che il  piano  sanitario  ritorni  in commissione; se  così  non  sarà  vuol  dire  che il  problema  non sono le risorse  ma  la  volontà  e  allora   tutto  l'entroterra  dovrà  passare  ad  azioni  più  forti.  Le  priorità  devono essere  diverse, prima  di tutto  il diritto  alla  salute  ed alla vita  nei territori  disagiati, poi vagliare   evoluzioni, rimodulazioni, accorpamenti  dei tanti  ospedali  sulla  costa.  Non è  possibile che  noi  esistiamo  solo per  ospitare  pale   eoliche, discariche, cave  o  prosciugare  le  sorgenti d'acqua  per   gli assetati centri  della costa. L'entroterra  deve avere  quello che   gli spetta o  troveremo  il modo di chiudere   il rubinetto”.
Non rinnovano figure strategiche



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