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martedì 27 marzo 2012

La provocazione di Crepet: “Cagli, ecco i responsabili”

La provocazione di Crepet: “Cagli, ecco i responsabili”

E' tutta una questione di educazione o quasi. Anche i fatti di Cagli, secondo il noto psichiatria Paolo Crepet, affondano le radici nel dramma di una “generazione cresciuta senza saper fare nulla”.
Intervenuto per presentare i tre incontri pubblici organizzati da Confartigianato per i prossimi 19 aprile (al teatro Rossini), 2 e 24 maggio (allo Sperimentale) col patrocinio della Provincia di Pesaro e Urbino e del forum delle Famiglie, lo psichiatra torinese – ospite assiduo del salotto televisivo di Bruno Vespa – s'è riferito alla vicenda di Saimo e della povera Andrea a più riprese.
“Alla base di tutto c'è l'educazione – ha detto Paolo Crepet anticipando le domande dei giornalisti – Anche nella vicenda di Cagli si è verificato un problema di educazione.
Quel ragazzo è un ineducato: non conosce l'amore e il rispetto. Quella povera ragazza probabilmente non ha ricevuto gli strumenti per capire che quel tipo di violenza andava scartata prima”. Una disanima che proviene da uno dei maggiori esperti a livello italiano nel campo del disagio giovanile, ma su cui qualcuno potrebbe eccepire, convinto che ogni caso andrebbe approfondito singolarmente senza generalizzazioni esasperate.
“Quella cagliese è la disgrazia della solitudine – ha continuato – la solitudine di un uomo che a 23 anni non ha alcuna prospettiva. Non c'è uno che, sentendo quella povera ragazza che veniva massacrata, abbia avuto il coraggio di scendere in strada a prendere le sue difese. Siamo pavidi”.
E poi ancora, rispondendo alle domande delle radio e dei siti web: “Quella di Cagli è anche una tragedia dell'indifferenza, il cui ultimo atto poteva essere prevenuto. E' mai possibile che non ci sia stato nessuno, magari un uomo grande e grosso, che quantomeno avesse chiamato i carabinieri per segnalare che sotto la sua abitazione una ragazza veniva massacrata? Non si può vivere ognuno per sé. Siamo intelligenti se capiamo che soli non possiamo andare avanti. Il benessere ha creato una sorta di onnipotenza del solipsismo, ma nemmeno Mozart e Bach bastavano a se stessi. Un imbecille si basta. Mi piacerebbe che a Cagli si facesse una riunione tra la gente. Che tutti si chiedessero perché una cosa del genere si è materializzata nella loro comunità.
Troppo facile dire che quel ragazzo è una bestia. Sicuramente è un animale, ma ci sono responsabilità anche di chi non ha dirette responsabilità di quanto successo. Ci dobbiamo sentire tutti responsabili”.
Crepet, che ha continuato negando l'esistenza di quello che normalmente viene chiamato raptus (“E' un termine coniato da voi giornalisti”), non pensa sia un problema uomo-donna. “Non è che uno fa i fioretti alla Madonna fino al venerdì e poi, il sabato o la domenica, va a massacrare una ragazza. Quell'uomo certamente aveva dato ampi segnali. Dietro a ogni uomo violento, però, c'è una donna: la madre. Quante volte si vedono mamme che si vantano dei figli-bulletti di periferia? Non è una battaglia di cromosomi, con le donne a subire gli uomini assalitori. Tempo fa alcuni giovani appiccarono il fuoco su un indiano che avevano cosparso di benzina. Sapete la giustificazione delle madre di belle bestie? Dissero che i loro figli non avevano buttato la benzina su quel poveretto – un uomo – ma l'avevano gettata sotto la panchina”.

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