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lunedì 23 maggio 2011

Quel binario così tanto sospirato

La stazione di Urbino, costruita a fine '800 e distrutta dai tedeschi nel 1944. Venne poi  ricostruita

Quel binario così
tanto sospirato

Ci vollero 38 anni per inaugurare la Fabriano-Urbino. La storia di una tratta tormentatissima, inaugurata il 20 settembre 1898. All'inizio del Novecento il collegamento con Roma era più rapido e sicuro di oggi grazie al treno
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Fu il commissario governativo Lorenzo Valerio, nel 1860, il primo a lamentare la difficoltà di raggiungere Urbino e subito fu dato ad un certo ingegner Peyron l'incarico di progettare una linea ferroviaria che collegasse la città ducale a Roma. Ma non poteva immaginare che l'impresa sarebbe stata ben più ardua dell'Unità d'Italia. Il corposo plico con il progetto scomparve nel 1864, si disse, nel trasferimento della Capitale da Torino a Firenze, ma forse il ministero dei lavori pubblici era preoccupato per quella galleria prevista sotto l'Alpe della Luna di ben 6.160 metri. Ricomparve dopo anni, ma i preventivi ormai erano inadeguati. Così la ferrovia entra nella leggenda e la stampa locale ci sguazza. Nel settimanale «Il Cittadino » del 9 giugno 1880 si legge «...oh potessimo vederla presto questa ferrovia! Quanti vantaggi ne ritrarrebbe questa povera Urbino che ora giace in mezzo ai suoi monti abbandonata e languente fra gli artigli dei gufi pennuti/ dell'antro di Bacco/ dei corvi pasciuti/ del pubblico acciacco...». Passeranno altri diciotto anni e finalmente il 20 settembre 1898 arriva il sospirato giorno dell'inaugurazione della tratta Fabriano- Urbino, un martedì. Già il giorno precedente era partita alla volta di Fabriano una delegazione formata dall'assessore Natalucci e dal cavalier Placido Coen, raggiunti dal facente funzioni di sindaco avvocato Vivarelli proveniente da Recanati ove aveva presenziato all'inaugurazione di una lapide a Puccinotti. Contemporaneamente giunge da Roma il sottosegretario ai lavori pubblici onorevole Felice Chiapusso con la consorte. Parteciperanno al suntuoso banchetto offerto dal marchese Serafini per poi finire la serata al teatro «Gentile» con l'opera «Manon Lescaut » di Puccini. Il mattino seguente alle 6,10, confortati da un ricco servizio di caffetteria, partenza dalla stazione di Fabriano: è un treno speciale, concesso dal Governo per l'occasione, ha un vagone salon per gli ospiti di riguardo e posti per 500 invitati che saliranno via via nelle varie stazioni insieme agli orchestrali dei paesi lungo la linea. In tutte le stazioni si ripete lo stesso rituale: saluto del sindaco, fiori alla signora Chiapusso e Marcia Reale suonata dalla banda cittadina. DOPOuna breve sosta a Sassoferrato si parte per Pergola ove salgono il prefetto della Provincia commendator Taddeucci e gli ingegneri dell'Impresa Norsa-Bassani e l'intera banda cittadina. Qui finisce il primo tronco della lunghezza di km31,700 già in funzione da due anni. Il secondo tronco, Pergola - Acqualagna di km 24,986 attraversa il Cinisco , il Cesano e, dopo le stazioni di Canneto e Frontone, passando sotto il colle Colombaro (530 metri di galleria), sbocca nella vallata del Burano, poco sotto Cagli ove il treno giunge alle ore 9 e vi sosta per un'ora.
Nel magazzino merci furono serviti cioccolato e vermouth, ma il "Messaggero" sottolinea che «si videro entrare nel buffet alcuni che non lo dovevano, mentre altri che lo dovevano, rimanere a bocca asciutta». «L'elegantissima signora Isotta Bufalini, moglie del sindaco, offre a nome delle signore cagliesi, in gran parte ivi convenute, un bellissimo bouquet di fiori alla signora Chiapusso, mentre- continua "il Corriere Metaurense" - il sindaco stesso consegna delle medaglie, inviate dal sindaco di Vicenza, ai reduci cagliesi del 1848». Riprende il viaggio e da Acqualagna inizia il terzo tronco di km 22,870 fino ad Urbino. Dal Candigliano passa alla valle del Metauro e, lasciata la stazione di Piobbico giunge ad Urbania, elegantemente imbandierata, breve sosta e dopo pochi minuti giunge a Fermignano. Le campane suonano a distesa poi il concerto della banda di Fano esegue pezzi d'operamentre i 500 ospiti affollano le sale della stazione ove il Caffè Basili di Urbino aveva allestito un ricco buffet a base di pasticcini, vini, rosolii e gelati per tutti. A fare gli onori di casa i Falasconi, Piccini e Bindelli. Il tracciato della ferrovia si inerpica ora tra fossi e speroni montuosi, è il tratto più difficile della linea: un lungo viadotto sul fosso di Ca' Spacciolo per entrare nella galleria di Crocicchio (952 metri) e quindi il fosso di Santa Maria degli Angeli poi un altro viadotto a due ordini di archi, l'opera d'arte più importante dell'intera linea alto ben 41 metri sul fosso della Concia, e dopo la galleria di Ca' Corona (872 metri) e un altro viadotto: finalmente alle 11 e 30 la vaporiera sbuffando arriva alla stazione di Urbino. Il sindaco, commendator Nicolai accoglie le autorità governative e municipali, attorniato da quasi duemila urbinati e dalla banda cittadina. In città le campane suonano a distesa, finestre e balconi pavesati a festa, ma... la strada della stazione non c'è.
Il progetto presentato dall'ingegner Raffaele Coen era stato approvato all'unanimità (astenutosi solo il cavalier Placido Coen, suo padre), ma ormai era già il 20 dicembre 1897 e nei mesi successivi il tempo inclemente non permise, sin quasi a primavera, l'inizio dei lavori. Vennero fatti lo sterro del percorso e i due ponti sul fosso di Risciolo, ma dall'autunno ancora un fermo dei lavori, poi di nuovo interrotti perché il Comune aveva sospeso l'erogazione delle 5.000 lire destinate ai carrettieri che trasportavano il materiale... Così gli ospiti, scesi dal treno, dovettero arrivare in città percorrendo la lunga strada nazionale con le poche carrozze disponibili che facevano la spola. La maggior parte però, compresi gli orchestrali, stanchi di aspettare il ritorno delle carrozze, arrancarono su per la strada appena sterrata giungendo al Palazzo Ducale sudati e polverosi.
Al banchetto, allestito nella Sala del Trono sotto la direzione del conte Castracane e servito da Aldo Albini dell'Albergo Italia, sedettero duecento invitati. Allo champagne parlò il sindaco di Urbino e il prefetto, poi Miliani per Fabriano e Storoni per Pergola, venne infine la volta dell'onorevole Chiapusso che commosse i presenti portando « il saluto di Roma che da Urbino ricevette Raffaello e Bramante e- continua "L'Eco di Urbino" - quello del natio Piemonte che ad Urbino è debitore del pittore Genga e dei Paciotti». Alle 20 la vaporiera riporta a valle gran parte degli ospiti, salutati da venti fuochi d'artificio, mentre l'instancabile banda musicale di Pergola suonerà per le vie di Urbino sino al mattino.
di Maria Luisa Moscati Benigni

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