"Risposte subito o invadiamo il consiglio regionale"
C'è rabbia. Ma c'è più che altro tanta delusione nelle parole dei sindaci della comunità montana del Catria e Nerone (mancavano Mochi per Piobbico e Panico per Cantiano) riuniti ieri in un lungo consiglio comunitario. Che ben presto è diventata un'assemblea aperta a chi manifestava per salvare l'ospedale Celli e che è servita per votare un documento unitario, pur se di un piccolo territorio.
"Non ci sentiamo lontani dai cittadini" è stata la premessa del presidente Massimo Ciabocchi che ha aggiunto: "continueremo a chiedere impegno alla Regione per chi ancora continua a scommettere su questo territorio. Non è ammissibile che si dia uno schiaffo a questi cittadini, usando atti di indirizzo non condivisi".
Spiegando che, se sacrifici si devono fare, che si facciano con criterio, visto che gli indici (posti letto per mille abitanti) sono squilibrati tra le province e quella di Pesaro e Urbino è quella con l'indice più basso.
Per questo trattamento non equo, ma anche per il metodo e le procedure utilizzate dalla giunta regionale nei confronti di cittadini e istituzioni locali, il consiglio comunitario, all'unanimità, ha votato un documento con il quale non solo respinge la proposta della Regione che fa diventare l'ospedale di Cagli Casa della Salute, ma chiede, tra l'altro, un riequilibrio dei posti letto, punti di intervento H24 e la diagnostica per immagini dove ci sono strutture ospedaliere, posti letto per medicina e lungodegenza.
In sostanza i comuni del territorio, delusi e amareggiati, vogliono di più di quanto gli era stato promesso da una giunta regionale della quale si fidavano. "Chiediamo la tempestiva apertura di un tavolo di confronto con gli enti locali" e gli amministratori si impegnano, inoltre, a "opporsi in ogni sede a decisioni contrastanti" con questo documento. Nel quale precisano: "Qualora le nostre richieste non fossero accolte, pretendiamo che la giunta regionale presenti le proprie dimissioni".
"Il problema di metodo c'è ed è serio - aggiunge il sindaco di Cagli Patrizio Catena -. Ma questo indirizzo non è ancora un atto ufficiale, quindi è impossibile ricorrere". E ammette l'errore: "Mi sono fidato di persone che sono state poco oneste con me. Per questo, per quanto mi riguarda, si ricomincia dai 30 posti letto post-acuzie e lungodegenza certi e si ricomincia a ragionare sugli acuti. Niente di meno".
"A me dispiace per questa situazione - ha aggiunto il sindaco di Apecchio Orazio Ioni - ma pensate che ad Apecchio è così da sempre. Noi dobbiamo fare 70 o 90 Km ogni volta che abbiamo bisogno di un ospedale. Ne avremmo uno, quello di Città di Castello, che è a 25 Km, ma è in un'altra regione". Dimostrando che il territorio è già allo stremo e, non c'è spending review che tenga, chiedere di più è disumano.
Ma una possibilità la Comunità montana, al "suo" partito (sono Pd la maggior parte dei sindaci e il presidente) la vuole dare: attenderanno segni fino all'11 aprile, data del prossimo consiglio regionale. Se niente cambierà, i sindaci, consiglieri provinciali e regionali e cittadini del territorio sono pronti a invadere il consiglio.
"Io sarò con voi" ha detto Ciabocchi invitando i sindaci a portare il documento approvato in tutti i tavoli istituzionali, per aprire quella discussione costruttiva che finora è mancata, "se è possibile, altrimenti alziamo le barricate".
Almeno per ora, questo territorio ha l'appoggio di parte dei consiglieri regionali, ai quali Spacca ha lasciato intendere, neppure troppo velatamente, che o si vota il Piano così com'è o si va tutti a casa. Una minaccia che fa sorridere, visto che da ogni parte si chiedono già le dimissioni di questa giunta.
Traversini, oltre ad autosospendersi, ha presentato un'interrogazione per capire come mai l'ospedale di Cagli sia stato escluso tra quelli da "tutelare", visto che ha i requisiti richiesti. E ai cittadini ha precisato: "L'atto deve passare attraverso la Commissione sanità per un parere. La giunta sta provando a evitare questo passaggio, ma il consiglio ha già minacciato ricorso". Meglio il commissariamento e meglio andare tutti a casa, la risposta che arriva da più parti di una regione che ha al nord il suo Mezzogiorno.
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