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Catria e Nerone stretto attorno all'ospedale
La comunità montana del Catria e Nerone continua a dire "no" alla chiusura dell'ospedale. I sette comuni e altri ancora, questa mattina, hanno sfilato per le vie di Cagli cantando e urlando la volontà di difendere la propria struttura ospedaliera e i servizi (ormai ridotti all'osso) che garantiscono a vasti territori, che ospitano circa 25mila persone in zone dalla viabilità non facile e con una popolazione prevalentemente adulta.
Nessuna bandiere in un corteo organizzato da un Comitato per la difesa dell'ospedale apolitico, che raccoglie tutti i partiti, i medici di famiglia, le istituzioni e i cittadini e che vuole solo difendere, con tutte le forze, quel poco che gli resta. Al segretario del comitato Vincenzo Mei, il compito di aprire la manifestazione: il corteo si è mosso da piazza Matteotti solo dopo aver ascoltato il saluto degli amministratori.
Poi Cagli ha scelto di far parlare gli slogan, i tamburi e i fischietti, che hanno dettato il passo di una manifestazione che non voleva passare inosservata. Una sirena d'ambulanza ha annunciato la frase: "Alla chiusura dell'ospedale...", su un lungo striscione issato fino al terzo piano c'era scritto "noi diciamo". Il "No", infine, lo hanno scritto le persone, alzando verso l'alto oltre 2mila fogli colorati e mutando la rabbia per una riforma incomprensibile, in gioia, certo, ma in una gioia che promette battaglia.
Saracinesche abbassate e lenzuola appese alle finestre per solidarietà alla manifestazione e protesta contro la cancellazione, secondo i manifestanti, della sanità locale, hanno salutato il lungo corteo che si è fermato all'ospedale per protestare.
È stato il presidente del comitato ed ex primario Sergio Castellucci a chiudere la manifestazione alla quale hanno partecipato anche scolaresche e tantissimi ragazzi, decisi a riscrivere il futuro di un territorio che, senza servizi, è destinato a morire e autori materiali di gran parte delle attività di ieri.
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domenica 14 aprile 2013
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