Ospedale, il no alla chiusura lo urla il teatro
CAGLI - Cagli l’ha fatta anche in teatro, la sua resistenza. Su queste montagne s’è scritta la storia, tra queste montagne, ancora, non si è smesso di combattere. Ora senza armi e senza bandiere, ma con la volontà di difendere quello stesso diritto alla vita. Ieri, nel cartellone di CagliPrimaaTeatro, c’erano canzoni, racconti e immagini della Resistenza, in un susseguirsi di appuntamenti iniziati alle 17.
Per le 21.15 era previsto il debutto teatrale di Ultimo Binario, il gruppo folk cantautorale quasi tutto cagliese. Prima che (in ritardo) suonasse l’ultima campanella, quella che dà inizio allo spettacolo, sul palco del teatro comunale, a sipario chiuso, sono saliti Lavinia Mochi e Paolo Sordini, per leggere quattro storie, quattro voci di quelle, centinaia ogni giorno, che si possono raccogliere davanti all’ospedale di Cagli. Storie di uomini e di donne, di malattia e buona salute, che fanno parte dell’eccezionalità come della normalità di una piccola città dell’entroterra e del vasto territorio che la circonda.
Quattro generazioni (sul palco, anche una bambina) si sono passate la maglietta con scritto “l’ospedale di Cagli non si tocca!”, testimone che va di mano in mano, a difesa di un diritto alla salute che è di tutti e che ciascuno deve tutelare anche per gli altri. Con la stessa maglietta, al termine dello spettacolo di teatro e musica, i ragazzi di Ultimo Binario sono usciti per ricevere il lungo applauso del pubblico. I giovani da giorni impegnati per difendere l’ospedale hanno ringraziato l’Istituzione teatro e Ultimo Binario per l’opportunità ricevuta. Quella di far urlare anche al teatro quel no già gridato insieme e scritto sulla piazza davanti all’ospedale, ricordando che senza servizi, un territorio muore.
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