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domenica 28 aprile 2013

Pierotti ritrova il passato in Toscana

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Pierotti ritrova il passato in Toscana


“Lunedì mattina decido, all’ultimo minuto, di non aggirare la frana scendendo per un dirupo alberato lunghissimo che rischia di rompermi le bisacce. Il cielo butta acqua a intervalli, lunghe gocce sottili, calme e fitte. Prendo tempo e poi decido di aprire una via sulla frana. Taglio le grosse radici di un faggio che contribuisce a impedire il passaggio e via, spostando pietre e gettando terriccio qua e là, alle ore 10 circa Oana e io superiamo la frana. Alle prime case di Pracchia saluto una persona in macchina e ci mettiamo a parlare. Da quel momento la mia giornata cambia. La sua generosità è tale che a pranzo sono a casa sua, dove sua moglie, Beatrice, mi conquista con una cucina casalinga superlativa. Maurizio è un uomo di cavalli, Beatrice una donna di grande sensibilità. Affabilità, calore umano: entrambi sono gentili, mai invasivi. Semmai l’invasivo sono io che divengo parte della famiglia in modo immediato.
“Maurizio è un uomo sorprendente: si mette alla ricerca di tutti i suoi amici per ospitare Oana almeno una notte, visto che è mia intenzione darle un po’ di recupero e sento la  necessità di modificare il percorso causa neve e sentieri “troncati”, chiusi cioè da tronchi, come si usa dire in questi luoghi. Finisce che Alessandro, istruttore di un Centro Ippico, di gentilezza pari a quella di Maurizio, va a prendere Oana e la porta, con il trailer, e la ospita in  una scuderia 10 chilometri più avanti rispetto a Pracchia, precisamente a Bardalone. Quando si ha a che fare con persone di questo valore umano, il minimo che si possa fare è accettare ogni loro aiuto. Così mi trovo in una casina dotata di ogni comfort, dalla tv al frigo, dal letto all’asciugacapelli. Pensate che Oana stia peggio di me? Fieno a volontà, razione di mangime, box pulito e una scuderia calda e confortevole. Vorrei spendere più parole, ma  è difficile spiegare più di  così la generosità di Alessandro e Barbara.
“Le sorprese non finiscono qui. A sera mi invitano a seguire entrambi a Firenze, ad una riunione al Circolo Ippico Toscano (C.I.T.), un’assemblea tra FISE e FITETREC e per me è una sorta di rimpatriata dopo tre anni di distacco da quell’ambiente. Rivedo Stefano Tacconi, un uomo importante, e ho il piacere di rivedere il mio primissimo Maestro d’Equitazione, Alberto Bellini, una persona fine e colta. Sono passati 23 anni da quando mi insegnò a viaggiare a cavallo, io che girovagavo da anni come un ragazzino pronto a seguire ogni traccia di sentiero. Bellini mi fece capire cos’è una guida, cos’è un cavallo. Vivo un momento del mio viaggio verso Fatima fermandomi a pensare, per una sera, al passato. Non è un passato nostalgico, non sono ricordi amari, è un bel passato. A tarda sera il rientro a Bardalone, a dormire, dopo giorni, in un bel letto morbido. Fu così che sognai Angela, sentieri inghiottiti dalle nuvole e caprioli coda bianca a farsi rincorrere da Oana”.


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