“Lunedì mattina decido, all’ultimo minuto, di non aggirare la frana scendendo per un dirupo alberato lunghissimo che rischia di rompermi le bisacce. Il cielo butta acqua a intervalli, lunghe gocce sottili, calme e fitte. Prendo tempo e poi decido di aprire una via sulla frana. Taglio le grosse radici di un faggio che contribuisce a impedire il passaggio e via, spostando pietre e gettando terriccio qua e là, alle ore 10 circa Oana e io superiamo la frana. Alle prime case di Pracchia saluto una persona in macchina e ci mettiamo a parlare. Da quel momento la mia giornata cambia. La sua generosità è tale che a pranzo sono a casa sua, dove sua moglie, Beatrice, mi conquista con una cucina casalinga superlativa. Maurizio è un uomo di cavalli, Beatrice una donna di grande sensibilità. Affabilità, calore umano: entrambi sono gentili, mai invasivi. Semmai l’invasivo sono io che divengo parte della famiglia in modo immediato.
“Maurizio è un uomo sorprendente: si mette alla ricerca di tutti i suoi amici per ospitare Oana almeno una notte, visto che è mia intenzione darle un po’ di recupero e sento la necessità di modificare il percorso causa neve e sentieri “troncati”, chiusi cioè da tronchi, come si usa dire in questi luoghi. Finisce che Alessandro, istruttore di un Centro Ippico, di gentilezza pari a quella di Maurizio, va a prendere Oana e la porta, con il trailer, e la ospita in una scuderia 10 chilometri più avanti rispetto a Pracchia, precisamente a Bardalone. Quando si ha a che fare con persone di questo valore umano, il minimo che si possa fare è accettare ogni loro aiuto. Così mi trovo in una casina dotata di ogni comfort, dalla tv al frigo, dal letto all’asciugacapelli. Pensate che Oana stia peggio di me? Fieno a volontà, razione di mangime, box pulito e una scuderia calda e confortevole. Vorrei spendere più parole, ma è difficile spiegare più di così la generosità di Alessandro e Barbara.
“Le sorprese non finiscono qui. A sera mi invitano a seguire entrambi a Firenze, ad una riunione al Circolo Ippico Toscano (C.I.T.), un’assemblea tra FISE e FITETREC e per me è una sorta di rimpatriata dopo tre anni di distacco da quell’ambiente. Rivedo Stefano Tacconi, un uomo importante, e ho il piacere di rivedere il mio primissimo Maestro d’Equitazione, Alberto Bellini, una persona fine e colta. Sono passati 23 anni da quando mi insegnò a viaggiare a cavallo, io che girovagavo da anni come un ragazzino pronto a seguire ogni traccia di sentiero. Bellini mi fece capire cos’è una guida, cos’è un cavallo. Vivo un momento del mio viaggio verso Fatima fermandomi a pensare, per una sera, al passato. Non è un passato nostalgico, non sono ricordi amari, è un bel passato. A tarda sera il rientro a Bardalone, a dormire, dopo giorni, in un bel letto morbido. Fu così che sognai Angela, sentieri inghiottiti dalle nuvole e caprioli coda bianca a farsi rincorrere da Oana”.